IL VERDETTO
Paragonò famiglia a Cetto La Qualunque. Condannato il sindaco
Il primo cittadino di Cadrezzate con Osmate giudicato colpevole di diffamazione. Multa di 1200 euro e risarcimento danni da stabilire in sede civile

La chat di paese che diventò un caso giudiziario si chiude – almeno per ora – con una condanna. Il sindaco di Cadrezzate con Osmate Cristian Robustellini è stato riconosciuto colpevole di diffamazione per aver paragonato membri della famiglia Amoruso al personaggio di Cetto La Qualunque, creato da Antonio Albanese. Dopo sette anni di indagini, udienze e carte bollate, il giudice Alessandra Sagone ha emesso ieri, martedì 7 ottobre, la sentenza: multa di 1200 euro, risarcimento dei danni da stabilire in sede civile e provvisionale di 1000 euro a ciascuna delle due parti civili. Concesse le attenuanti generiche, la sospensione della pena, a condizione che il pagamento della provvisionale avvenga entro sei mesi dalla sentenza definitiva, e la non menzione. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.
La condanna arriva dopo che, lo scorso luglio, il pubblico ministero Lucilla Gagliardi aveva chiesto sei mesi di reclusione per Robustellini, ritenendo che l’accostamento al politico corrotto e volgare interpretato da Albanese avesse oltrepassato «il limite della continenza», e non si trattasse di critica politica ma di attacco personale.
Una conclusione opposta a quella raggiunta nel processo parallelo, dove, a ruoli invertiti, per Gianluca Amoruso, che aveva definito online il sindaco “Gabibbo” e “avvocato delle cause perse” era stata chiesta l’assoluzione. In quel caso la Procura aveva riconosciuto il diritto di critica politica, ma poi il reato era stato dichiarato estinto dal giudice per tardività della querela.
Il reato di diffamazione a carico di Robustellini è comunque prossimo alla prescrizione – secondo la difesa sarebbe già scattata alla fine di luglio – e ciò potrebbe rendere la condanna solo teorica. L’avvocato Giacomo Mastrorosa, difensore del sindaco, aveva chiesto il proscioglimento per tardività delle querele, come nell’altro processo, e sostenuto che le frasi andavano lette nel contesto di una polemica locale: «Era una battuta ironica – aveva detto – sul fatto che nel film Cetto candidava amici e parenti, non certo un insulto». Duro, dopo la lettura del verdetto, il commento del legale: «Posso dire che questa vicenda mi ha lasciato allibito per come è stata trattata dalla Procura e dal Tribunale».
Con la decisione di ieri si chiude dunque un altro capitolo della lunga querelle tra il primo cittadino e la famiglia Amoruso, iniziata nel 2018 tra social, scontri politici e denunce sulle sponde del lago di Monate. Scontato il ricorso in appello del sindaco, depositate le motivazioni, ma sarà probabilmente la prescrizione a mettere davvero la parola fine alla vicenda.
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