L’ANALISI
«Psicosi o demenza»: l’omicidio di Mesenzana e l’ipotesi della psicoterapeuta
Francesca Taibbi prova ad interpretare il gesto di Renato Bianchi: «Per le dipendenze non si uccide, per capire bisogna conoscere»
Denunce, allarmi, referti in pronto soccorso, chiamate alle forze dell’ordine non ci sono. Ci sono la lite e le coltellate al petto. Per alcuni sembra essere insufficiente per incasellare l’omicidio di Mariella Chiari compiuto dal marito Renato Bianchi in femminicidio. Quella lite per i “gratta e vinci”, troppo poco per parlare di un omicidio nato in seno alla ludopatia. Per comprendere bisogna partire dai fatti, ovvero le coltellate inferte dall’anziano marito - 78 anni - alla moglie maggiore di tre - 81 anni - ma bisognerebbe conoscere la situazione e le persone per essere in grado di ricostruire le dinamiche familiari.
La psicologa e psicoterapeuta Francesca Taibbi apre subito a una considerazione sull’età: «Per capire cosa sia accaduto e se ci sia un contesto di violenza all’interno della coppia di anziani, è ancora troppo presto. Possibile che l’uomo abbia avuto un buffet psicotico, legato a condizioni mediche o disturbi della personalità preesistenti, magari non curati perché considerati legati all’età. Potrebbe trattarsi anche di una demenza senile non diagnosticata e non curata». L’età avanzata potrebbe aprire uno spaccato così pericoloso e feroce, tanto da indurre un marito ad ammazzare la moglie per futili motivi? Stando alle ricostruzioni non ci sarebbero stati episodi di violenza pregressi registrati.
L’articolo completo sulla Prealpina di oggi, lunedì 17 novembre
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