IL DELITTO
Uccise la moglie: Tfr sequestrato in attesa del processo
Il gip congela la liquidazione di Vincenzo Gerardi, l’uomo che ammazzò a coltellate Teresa Stabile.
Inizierà il 19 gennaio davanti alla corte d’assise il processo a Vincenzo Gerardi, il cinquantasettenne che lo scorso aprile uccise a coltellate la moglie Teresa Stabile. Intanto il gip Anna Giorgetti ha accolto la richiesta dell’avvocato di parte civile Cesare Cicorella e del pubblico ministero Ciro Caramore e disposto il sequestro conservativo del Tfr e di ogni altro titolo maturato nell’ambito del rapporto lavorativo con la Prealpipool, di cui era dipendente. Quel denaro, che deve ancora essere quantificato, sarà destinato al risarcimento dei figli Christian e Alessio.
Garanzia
A parere del giudice «è evidente la sussistenza del pericolo di dispersione dei beni o delle somme da destinarsi al verosimile risarcimento dei danni ai figli di Teresa Stabile nel caso in cui Gerardi, mediante terzi, avviasse iniziative volte allo spostamento o all’impiego del denaro oppure nel caso avviasse cessioni o vendite così riducendo la pretesa risarcitoria», I ragazzi, ventisette e ventuno anni, dal giorno del delitto non hanno più rapporti con il padre. Lui ci prova a ricucire lo strappo inviando lettere alle quali non riceve risposta. «Non voglio essere perdonato ma considerato come padre», scriveva solo sette giorni dopo l’omicidio del 16 aprile.
Incapace di arrendersi
Vincenzo Gerardi risponde anche di stalking. «Ti faccio uscire di casa orizzontale, ti faccio uscire con i piedi davanti», erano i messaggi che inviava a Teresa sempre più di frequente. Dopo quarant’anni di oppressione, a fine novembre la cinquantacinquenne colse il pretesto di un problema di salute per trasferirsi dai genitori (che vivono nello stesso palazzo) e non tornare più. Nemmeno sotto le feste. A gennaio, dopo aver bloccato il numero di telefono e i contatti sui social, inviò al marito la lettera con richiesta di separazione, una decisione che gettò l’uomo nelle sabbie mobili. Inizialmente l’imputato reagì con un’aggressività passiva, ossia con lagne e addirittura una simulazione di suicidio, accompagnata da una sorta di testamento rivolto ai figli. Poi virò sulle minacce dirette, con appostamenti, bombardamento di telefonate e messaggi, con tentativi di avvicinarla sotto casa. La sera del 16 aprile la attese nel cortile del condominio di via san Giovanni Bosco e la uccise con quindici coltellate, la maggior parte sferrate al core.
© Riproduzione Riservata


