TRIBUNALE
Operatore sanitario accusato di violenza sessuale
Varese, sudamericano sotto accusa: nel mirino il rapporto con una disabile psichica
Un operatore sociosanitario (oss) di una comunità per disabili psichici è accusato di violenza sessuale ai danni di una paziente della struttura. Un’accusa pesante, per la quale l’uomo rischia una condanna da sei a dodici anni di reclusione, e che l’imputato respinge.
La vicenda, che risale al febbraio del 2022, è approdata nell’aula dell’udienza preliminare del Tribunale di Varese, davanti al gup Marcello Buffa. In un primo tempo, la Procura aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ritenendo che si trattasse di un rapporto consensuale. Ma l’amministratore di sostegno della donna, assistito dall’avvocato Monica Alberti, si era opposto e così il giudice per le indagini preliminari Alessandro Chionna aveva ordinato l’imputazione coatta. E quindi ora il pubblico ministero ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio dell’uomo, un sudamericano di 34 anni, che nel frattempo è stato licenziato dall’istituto con sede nel nord della provincia di Varese. Ma l’udienza si è aperta e chiusa in pochi minuti perché, due giorni fa, l’oss ha cambiato difensore (oggi lo assiste l’avvocato Luca Carignola) che ha chiesto un termine a difesa per studiare le carte: tutto rinviato a metà gennaio 2026. Non cambia però la linea difensiva del 34enne, che continua a proclamarsi innocente.
IL LEGAME PARTICOLARE
L’imputato era dipendente della struttura che accoglie, tra l’altro, giovani e adulti con handicap psichici. E proprio con una paziente dell’istituto strinse un legame particolare, che si sarebbe però spinto oltre i limiti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, infatti, un giorno di febbraio di tre anni fa l’operatore e l’ospite, maggiorenne, si sarebbero appartati e avrebbero avuto un rapporto sessuale completo. Poi la donna si confidò con un altro operatore dell’istituto, raccontando ciò che era successo; fu quindi accompagnata all’ospedale Del Ponte. E i medici accertarono che la paziente diceva la verità. Inevitabile la telefonata alla polizia che avviò immediatamente le indagini. La donna fu poi ascoltata anche dal gip in sede di incidente probatorio, cristallizzando così la prova in vista di un eventuale processo.
LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE
Poi il colpo di scena, con la richiesta del pubblico ministero di archiviare il caso, in quanto - come sostenuto dall’indagato - la donna sarebbe stata consenziente. Di tutt’altro avviso il suo amministratore di sostegno, secondo il quale le sue condizioni psichiche non le consentivano di esprimere il consenso a un atto sessuale. Da qui l’opposizione all’archiviazione, accolta dal gip. La parola passa adesso al gup che dovrà decidere se mandare il peruviano a processo davanti al collegio o se chiudere la vicenda con una sentenza di non luogo a procedere.
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