L’APPELLO
Varese, quasi mille firme per salvare la piscina
Petizione per non chiudere le vasche di via Copelli
A Varese continua a far discutere il destino della piscina comunale di via Copelli e la città si mobilita a colpi di firme. Mentre il confronto politico resta aperto, la raccolta promossa dal gruppo Facebook “Salviamo la Piscina Comunale di Varese” si è chiusa ieri, con oltre 450 adesioni arrivate online.
Un risultato che ha dato slancio a una seconda iniziativa, questa volta politica: quella del centrodestra, che proseguirà fino al prossimo fine settimana con gazebo e moduli cartacei, firme autenticate e residenti registrati. L’obiettivo è presentare una petizione e costringere il Comune al dialogo.
Che cosa è accaduto
La prima mobilitazione è nata all’indomani dell’annuncio ufficiale: la piscina comunale “Fausto Fabiano” non riaprirà più come impianto natatorio. L’amministrazione, con l’assessore allo Sport Stefano Malerba, punta infatti a una riconversione dell’edificio in centro polisportivo dedicato a volley, forse anche basket e calcio a cinque. L’idea è di riutilizzare la vasca come base per un campo ribassato e contenere così i costi di gestione, considerati insostenibili per una piscina. Un piano già presentato in commissione Sport e che comporterebbe il cambio di destinazione d’uso, passaggio amministrativo decisivo e anche simbolico: la chiusura definitiva di una lunga storia di nuoto pubblico in città. Proprio quel cambio di destinazione ha acceso la seconda protesta.
«Una pietra tombale»
Le opposizioni, da Lega a Forza Italia fino al M5S, hanno definito la proposta «una pietra tombale sul nuoto varesino». Pur riconoscendo le difficoltà economiche e strutturali dell’impianto, chiedono che la riqualificazione, se deve esserci, mantenga la funzione originaria. In sintesi: meglio una piscina rinnovata che un’altra palestra in città. In commissione, diversi consiglieri hanno inoltre chiesto dati tecnici e comparazioni tra i costi di un restauro e quelli di una riconversione, sottolineando che «per decidere serve trasparenza e visione».
Il fronte social della petizione civica ha cavalcato proprio questo messaggio: la richiesta di chiarezza e di ascolto. Il promotore, l’ex pallanuotista Federico Bonacalza, ha ringraziato i cittadini per il sostegno, assicurando che il gruppo resterà aperto per aggiornare tutti sugli sviluppi e sugli eventuali nuovi incontri pubblici. Parallelamente, dal lato politico, la Lega ha dato il via sabato alla propria raccolta firme in piazza, subito affiancata da Fratelli d’Italia e Forza Italia.
La quota minima
Solo nel primo giorno, spiegano gli organizzatori, sono arrivate oltre 150 firme, seguite da decine di adesioni consegnate direttamente nelle sedi di partito nei giorni successivi, superando abbondantemente la quota minima di 300.
Le richieste a Palazzo
Entrambe le petizioni seguiranno ora l’iter previsto dallo Statuto comunale di Varese, che consente ai cittadini di presentare richieste formali al consiglio o alla giunta su questioni di interesse collettivo. Non servono numeri altissimi: è sufficiente che le firme siano autografe, autenticate e provenienti da residenti del Comune. Una volta depositate, l’amministrazione è tenuta a verificarle e a fornire una risposta entro i tempi stabiliti. Non un vincolo politico, ma un segnale che la voce dei cittadini merita ascolto.
Con quasi mille firme complessive in arrivo e un dibattito che non accenna a spegnersi, il destino dell’ex piscina “Fausto Fabiano” resta sospeso tra passato e futuro: da una parte l’acqua che non c’è più, dall’altra la promessa di un nuovo spazio sportivo. Quel che è certo è che Varese, almeno per ora, non ha nessuna intenzione di restare a bordo vasca.
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