L’EPISODIO
Video proibiti con la vicina 14enne, condannato a 3 anni
Il cinquantacinquenne che viveva sul lago di Varese dovrà scontare la pena per pornografia minorile. Risarcimento alla ragazza

Una relazione sentimentale nata tra vicini di casa, in un paese sul lago di Varese. Niente di strano, se non fosse che lei era una ragazzina che all’epoca dei fatti (stiamo parlando del 2017) aveva 14 anni e il suo “moroso” di anni invece ne aveva ben 47. Dopo la separazione dei genitori e il conseguente trasferimento sul lago al seguito della madre, l’adolescente aveva trovato nel nuovo vicino una figura adulta disponibile all’ascolto e alla comprensione, tanto da considerarlo quasi una sorta di genitore bis. Ben presto, però, il rapporto era diventato altro. Dall’amicizia si era passati a una relazione molto più profonda ed esplicita. Una relazione sentimentale avversata dalla madre dell’adolescente, ma i cui risvolti sessuali sono stati per altro sanciti come “legali” dal gip del Tribunale di Varese, che ha infatti archiviato l’ipotesi di reato di violenza sessuale aggravata su minore a carico dell’imputato.
FOTO E VIDEO PROIBITI
Tuttavia, nel corso delle indagini, scandagliando telefoni e pc dei due “innamorati”, erano saltati fuori non pochi foto e video della ragazzina in inequivocabili pose hard. A scattarle era stato l’amante. Da qui la contestazione, a carico dell’uomo, del reato di pornografia minorile e il conseguente trasferimento del fascicolo, per competenza, alla Procura Distrettuale di Milano. L’imputato, oggi cinquantacinquenne, è stato rinviato a giudizio e, poi, condannato in abbreviato a tre anni e quattro mesi di reclusione dalla gup del Tribunale di Milano Lorenza Pasquinelli. Una sentenza che ha inoltre stabilito un risarcimento di cinquemila euro alla parte offesa, la madre, assistita dall’avvocato Paola Lanza - presidente dell’Associazione giuriste varesine -, ora confermata anche dai giudici della terza Corte d’Appello del capoluogo lombardo.
«VOLONTÀ CONDIZIONATA»
Premesso che la ragazza ha dichiarato in sede di incidente probatorio di essere stata lei a chiedere al partner di girare i video e di scattare le foto porno durante i loro incontri intimi, la gup milanese ha invece sostenuto che, nel caso di specie, vi sia stata «una forma di “condizionamento” della sua volontà, tale da escluderne la validità del consenso prestato». «Anche se la minore aveva già compiuto 14 anni - si legge in sentenza - a determinare il percorso di maturazione di questa scelta sono stati il divario di età, l’influenza e la fiducia riposta nell’imputato in qualità di soggetto a lei vicino e, anzi, surrogato di genitore, nonché l’infatuazione già maturata e manifestata ben prima del compimento dei 14 anni e poi tenuta viva dalla frequentazione, anche clandestina, tra i due».
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