SANREMO
Clara Soccini apre un Festival da star
Grande prova della travedonese all’Ariston. Commozione per il ricordo di Gigiò Cutolo, musicista ucciso a Napoli. E gara apertissima
Partiamo dalle ore 22.15. Il Festival della Canzone italiana numero 74 è cominciato già da un’ora e mezza, quando il pubblico ha ascoltato le note del corno di un ragazzo che sarebbe approdato sulle scena dell’Ariston: Giovanbattista Cutolo, il musicista napoletano ucciso a 24 anni, da un pregiudicato minorenne per aver difeso un amico durante un banale alterco. È stata sua madre, Daniela, a scuotere le coscienze di un Paese intero, nel quale gli episodi di violenza giovanile riempiono le prime pagine dei giornali e svuotano di significato il senso stesso della convivenza civile. Le note scritte dal Maestro Giogiò - Medaglia d’Oro al valor civile - sono risuonate alte fra gli sguardi abbassati. In lacrime.
ISTITUZIONI DEGNE DI NOTA
Chissà se il presidente Sergio Mattarella tornerà a sedersi nel balconcino della galleria da qui a sabato prossimo. Per adesso a conferire l’aura istituzionale al Festival nazionalpopolare, è stata la Fanfara del IV Reggimento a cavallo dei carabinieri. La quale ieri sera, martedì 6 febbraio, ha introdotto la prima serata di gara eseguendo la Fedelissima.
DA MENGONI A MENGONI
L’anno scorso aveva trionfato con Due Vite, quest’anno ha aperto il Festival in modo aulico: «Da stasera nulla sarà più come prima, perché le trenta canzoni che ascolteremo ci cambieranno la vita almeno per un po’». Poi il Marco nazionale ha lasciato il microfono a Amadeus per il rapidissimo saluto di circostanza. Tornerà in versione da combattimento dopo l’esibizione dei La Sad, gruppo dal look tra il punk e A Night before Christmas che partorisce un pop docile docile, per quanto impegnato sul tema dei suicidi.
UN DIAMANTE VERO
Quindi è toccato a Clara Soccini aprire la disfida canora. Padrona della scena col suo Diamanti grezzi, Clara ha conquistato il pubblico dell’Ariston e ha fatto scattare il boato al Teatro Santamanzio della sua Travedona, dove papà Emanuele stringeva tra le mani il poster che campeggia anche nel foyer, con l’immagine di una giovanissima Clara all'oratorio. Buona la prima, anzi ottima per la cantante che è anche attrice nella serie di Mare Fuori.
DA MANNOIA AD ANNALISA
Se la ballata proposta da Sangiovanni (Finiscimi) è scivolata via sanza infamia e sanza lode, più incisiva è stata la prova di Fiorella Mannoia che a piedi nudi e in un abito in tulle bianco ha dato voce a Mariposa, un ibrido festaiolo con un testo di contenuto forte sulla condizione femminile: una lezione di stile e di canto.
Irama con l’ariosa Tu no, Ghali con una piatta Casa mia e Negramaro, diciannove anni dopo a Sanremo, con un fin troppo ottimistico Ricominciamotutto hanno preceduto la favoritissima Annalisa col suo tormentone pop Sinceramente, pezzo sanremese per eccellenza ma forse fin troppo equilibrato per raccontare qualcosa di nuovo.
IBRA E AMADEUS
La sorpresa è il ritorno di Ibra, che scherza con il direttore artistico sulla necessità di un ricambio alla guida del festival: «Tu hai 61 anni, io 42 e ho smesso, perché ho ascoltato il mio corpo».
Il campione chiede poi di poter salire sul balconcino reale: «Ma lì - dice Amadeus - c’è andato Mattarella». «Perché? Quanti gol ha fatto?», la replica. Poi Ibrahimovic va a sedersi in prima fila: «Ma se ti vedo stanco chiamo il cambio, qui fuori c'è la fila di presentatori». Il tormentone dell’addio a Sanremo non poteva sfuggire neppure a Fiorello: nel primo collegamento con l’Aristo nello, srotola il mega mantello con su scritto «Ama pensati libero, è l’ultimo».
DA MAHMOOD A AMOROSO
Mahmood canta Tuta Gold, un ibrido melodico-rap ma non incanta. Riappare Diodato con una ballata Anni Settanta (Ti muovi), interpretata da par suo. Cioè da vincitore del Festival nel 2020. Toccante il ricordo a Toto Cutugno, con la riproposizione di Amori, scritta da Depsa (alias Salvatore De Pasquale, docente di Scienze della Comunicazione all’Insubria e autore anche di Champagne di Peppino di Capri) e tanti applausi alla campionessa di sci Federica Brignone che ha lanciato Loredana Bertè (Pazza) con l’Orchestra diretta dal gallaratese Luca Chiaravalli: chitarra elettrica (finalmente!) e ovazione per un brano non memorabile ma sincero. E di cuore. Ottima la prova di Alessandra Amoroso (Fino a qui): pezzo potente, da podio. Sono le 23.30, il quotidiano chiude, il web no: appuntamento col Festival di Pisati su prealpina.it.
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