IN AULA
Processo Pivetti, la Cassazione deciderà sulla competenza territoriale
Il tribunale di Busto Arsizio ha rimandato la decisione alla Suprema Corte. L’ex presidente della Camera ribadisce di essere «estranea alle accuse»
Sul caso mascherine, il collegio del tribunale di Busto Arsizio presieduto da Rossella Ferrazzi (Daniela Frattini e Marco Montanari a latere) non scioglie il nodo sulla competenza territoriale e rinvia gli atti relativi al processo che vede imputata l’ex presidente della Camera Irene Pivetti alla Corte di Cassazione.
IL RINVIO
Sarà la Suprema corte, dunque, a stabilire se il processo dovrà essere celebrato a Busto Arsizio (dove ha sede la procura che per prima ha iscritto la notizia di reato), a Milano o a Roma. L’eccezione sull’incompetenza territoriale del tribunale di Busto Arsizio era stata sollevata da tutti i difensori degli imputati. Il collegio ha sciolto la riserva nel pomeriggio di oggi, sospendendo temporaneamente i termini di prescrizione.
«GUAZZABUGLIO DI ACCUSE»
Soddisfatta l’ex presidente della Camera. «Il collegio ha analizzato in modo serio e razionale le argomentazioni da noi portate - ha commentato Pivetti al termine dell’udienza -. Prendendo una decisione ponderata. Sarà la Cassazione a stabilire dove il processo dovrà celebrarsi». Pivetti parla di un «guazzabuglio di accuse» che la vedono «completamente estranea. E lo dimostrerò. Voglio affrontare il processo proprio per questo. Certo i danni ci sono stati sotto il profilo imprenditoriale ma avrò la possibilità di cancellare il fango che ci è stato gettato addosso».
IL PROCESSO
L’ex presidente della Camera è accusata a vario titolo, insieme alla figlia, al genero, all’imprenditore Luciano Mega e ad altri soggetti di frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e auto-riciclaggio nell’ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro arrivate a Malpensa durante l’emergenza Covid. Secondo l’accusa sarebbero invece state consegnati dispositivi di protezione individuale solo per un valore di 10 milioni, di qualità scadente, praticamente inutilizzabili e con falso marchio CE.
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