OGGI A TEATRO
Poretti: «Vi spiego come nasce un’anima

«Nel trio c’è uno stile, una comicità che è la nostra e condividiamo. Certo, ognuno è fatto di cose sue ed estremizza ciò che gli piace di più. Quando si è in scena da soli, ci sono altre modalità. A me piace soprattutto cercare di svelare il senso e la poetica dietro alle cose».
Che è quello che Giacomo Poretti porta anche in “Fare un’anima”, lo spettacolo che ha scritto con la collaborazione di Luca Doninelli e che, per la regia di Andrea Chiodi, apre la stagione di prosa del teatro Openjobmetis di Varese domani sera, martedì 22.
Segnando uno dei due lavori che lo vedranno in teatro quest’anno, assieme a «Chiedimi se sono di turno» che, dopo un’anteprima a Legnano a maggio in forma di reading, debutterà a fine novembre all’Oscar di Milano, mentre a gennaio è prevista l’uscita del nuovo film insieme ad Aldo e Giovanni.
Il monologo «Fare un’anima» si sviluppa proprio attorno al tema contenuto nel titolo stesso, portando in un percorso che raccoglie divagazioni su un organo non contemplato dai moderni manuali di anatomia, ma di cui da millenni parlano e hanno parlato gli uomini di ogni latitudine.
L’anima e le domande che ruotano attorno a quando si sviluppa in un essere vivente, se esiste realmente e a che serve. «Parto dall’anima – spiega Poretti -, concetto e modo di vedere la vita che spesso noi moderni non consideriamo più, non ci chiediamo chi ci ha voluto, crediamo che tutto sia dovuto».
Una parola, “anima”, che, insomma, rischia di perdersi. «E a me – prosegue l’attore – stanno a cuore parole che se non si sta attenti rischiano di scomparire. Senza voler essere nostalgici e in maniera non drammatica, penso per esempio a termini come paltò, villeggiatura, mitezza, infinito, querulo».
E “anima”, appunto.
«Sono parole - sottolinea ancora Poretti - che vanno promosse, parlate, devono restare vive e non relegate al dizionario che ne diventa il cimitero».
Lo spettacolo viene ripreso quest’anno dopo una precedente stagione soddisfacente che ha accompagnato quest’anima che si doveva fare. «E che è lunga da costruire -, sorride Giacomo -. Ma l’anno scorso ha avuto molta fortuna, ovunque sono stato ho avuto un riscontro molto positivo. Sono partito con un certo timore, dato che solitamente ci si muove come trio, mentre qui sono solo in scena. Invece devo dire che il pubblico ha sempre ascoltato con molta attenzione e simpatia».
Il progetto del monologo era nella testa di Poretti dalla nascita di suo figlio, quando un sacerdote, facendo visita in ospedale a lui e alla moglie, si complimentò dicendo però che, fatto un corpo, occorreva fare un’anima. Da lì la decisione di affrontare la questione, cosa che ha richiesto tempo e lavoro, e di farlo con il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia capace nello stesso tempo di far riflettere.
Comicità e provocazioni, alla ricerca dei sentimenti, dei significati profondi dei termini ma anche dell’essere umano. Proprio perché “anima” è una di quelle parole a rischio di estinzione, misteriosa e quasi sconosciuta, ma dal suono gentile, stretta tra vocaboli più chiassosi. E che per questo ha bisogno di cure, di stare in compagnia. Di essere frequentata.
Come accade in “Fare un’anima”, prendendo l’avvio da qualcosa di inatteso che arriva nella propria casa quasi indesiderato, di certo inaspettato e che costringe a fare i conti con la vita, e con l’amore per la vita, in maniera caparbia e quasi minacciosa.
Quale evento collaterale alla serata, Giacomo Poretti, Luca Doninelli e Andrea Chiodi incontreranno il pubblico oggi, lunedì 21, alle 18.30 alla libreria Ubik di piazza Podestà.
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