LA RICORRENZA
Venticinque anni fa Vasco a Varese
Racconti e aneddoti sul concerto alle Bettole
Eravamo in 33mila ma giurano di esserci stati almeno in 100mila. Piaccia o no, dobbiamo a Vasco Rossi la nostra Woodstock. Più breve, a una sola voce ma pur sempre l’ineguagliata Woodstock varesina. Riavvolgiamo il nastro. Il 18 settembre 1999 all’Ippodromo fa tappa il Rewind tour. Che alla vigilia si respiri aria di evento è abbastanza chiaro. A renderlo tale contribuiscono tanti fattori. La data alle Bettole arriva a sorpresa, a calendario già confezionato, a renderla possibile è il fatto che la sera dopo il Blasco, che chiude il 16 settembre il suo giro d’Italia, si esibisce a Lugano. Da noi la richiesta è tale che occorre persino buttare giù mura.
«Parte la prevendita - spiega il promoter Miguel Dell’Acqua - e i biglietti vanno a ruba. Gli spazi sono quelli che sono, a un certo punto decidiamo di fermarla, se non l’avessimo stoppata non so che numero di spettatori avremmo avuto. Essendocene comunque 33mila, era necessario avere un’uscita di sicurezza in più, fu creata in via Albani, tirando giù il muro la mattina del concerto e rifacendolo la notte».
Non si creò il tappeto di fango del Festival di Woodstock con i suoi effetti collaterali ma qualche problemino il tempo lo creò. La sera prima pioggia, vento, persino una tromba d’aria che scoperchiò il megapalco. «Pur impegnandoci al massimo, non riuscimmo a riattivare alcune delle luci previste dallo spettacolo. Non so quanti se ne sia accorti perché si era lì per Vasco e lui basterebbe anche in versione unplugged».
Nonostante il meteo avverso - per essere metà settembre, faceva davvero freddo - lo show ci fu.
Non indimenticabile, non la prova migliore del Komandante che si prese spesso delle pause, come puntualmente segnalato da Gianluca Mattei, giornalista e regista, autore della recensione per La Prealpina che diede ampio spazio all’evento. Tanti quelli che, terminato lo spettacolo, acquistarono in notturna una copia del quotidiano al distributore automatico allora collocato davanti alla sede di via Tamagno.
La febbre era però scoppiata ben prima. Dal 15 settembre spuntarono tende come funghi nel pratone in viale Ippodromo.
«Il festoso accampamento era difronte all’altra uscita di sicurezza. Gli ingressi erano due, quello principale che dà sul piazzale, e quello di via Butti utilizzato poi per i Mondiali di ciclismo del 2008», dice Dell’Acqua che con il Blasco ha un rapporto speciale, al punto di avere chiamato Albachiara la sua agenzia.
«Nel 1983, l’anno dell’album Bollicine - spiega - andai a Bologna da Guido Elmi, manager di Vasco, per ottenere una data. Arrivavo dalla buona scuola di Radio 88 di Lainate, dove facevo il dj, come promoter avevo esperienza zero ma volevo portare a casa il risultato. Trovato l’accordo con il cachet, sei milioni e mezzo di lire, Elmi fece entrare il rocker per firmare il contratto appoggiato sul tavolo del tinello, cosa oggi assolutamente impensabile. Il concerto, a Saronno, andò alla grande. Fu l’inizio della mia nuova vita professionale che mi ha permesso di portare a Varese, tra gli altri, Roberto Benigni».
Vasco si era già esibito a Varese in occasione del tour di Cosa succede in cittàl’11 settembre 1985 proprio all’Ippodromo e, per C’è chi dice no, il 30 maggio 1987 al Teatro Tenda allestito alla Schiranna. Concerti notevoli ma non con l’affluenza record di 25 anni fa. I più fortunati ricordano anche il rocker alla pizzeria Piedigrotta, disponibile non solo a rilasciare autografi ma anche a parlare tranquillamente del più e del meno. Vasco è anche questo.
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