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Andare fuori dai confini della realtà
A Domodossola Picasso, Klee, Licini, Melotti, Chagall e Novelli. L’arte del ‘900 che celebra il ribaltamento dei vincoli razionali

Tre occhi per una visione più ampia di quella naturale, per vedere Fuori dai confini della realtà, come titola la mostra che inaugura il primo agosto a Domodossola ai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco, ideata e curata da Antonio D’Amico con la collaborazione di Stefano Papetti e Federico Troletti. Tre occhi è l’opera di Jean Cocteu (1956, edizione limitata in vetro trasparente azzurro soffiato a mano), un vaso dalle forme antropomorfe, pezzo unico nel suo genere: Cocteau partecipò in prima persona alla creazione di questo vaso, durante il suo lavoro nella Fucina degli Angeli di Venezia, guidata da Egidio Costantini, creata per studiare le potenzialità espressive del vetro partendo da disegni e schizzi di artisti come Pablo Picasso, Marc Chagall, Max Ernst. In quel contesto il pezzo Tre Occhi resta uno dei simboli più emblematici: un’idea e una poesia visiva trasformata in oggetto tridimensionale, un invito a guardare oltre l’apparenza. Si può assumere quest’opera come idea guida della mostra che intende esplorare «gli anni a cavallo tra le due guerre fino agli Sessanta, attraverso un nucleo di dipinti e opere d’arte applicata inedite che puntano a infrangere le regole imposte dalla razionalità per riscoprire una dimensione spirituale e liberatoria rispetto a ciò che è visibile e tangibile». Questa mostra intende quindi raccontare la nascita di nuove forme espressive nel Novecento, in bilico tra sogno, immaginazione e fantasia, con particolare attenzione al ruolo svolto dagli artisti attivi tra Italia e Svizzera (la mostra si inserisce all’interno della 5^ edizione dell’esposizione Italo Svizzera che sarà allestita dal 13 al 22 settembre 2025 proprio a Domodossola), come Paul Klee, nato nei pressi di Berna da padre tedesco e madre svizzera, che ha influenzato la cultura artistica tra Italia e paesi d’Oltralpe. Di Klee è esposto l’acquerello Baumgruppe (1931), che dialoga con Suonatore di violino e Composition au cirque (1976-77) di Chagall, artista che ha lavorato a un ciclo di vetrate nella chiesa di Fraumünster a Zurigo. Tra le opere esposte, spiccano le ceramiche sperimentali di Fausto Melotti, come Il Centauro e due delicatissime versioni di Bambini in ceramica invetriata, realizzate nel secondo dopoguerra. Accanto a lui, le opere in vetro e ceramica di Pablo Picasso – tra cui Il Furetto e Il Satiro – realizzate sempre nella Fucina degli Angeli di Venezia: un viaggio in mondi immaginari attraverso le potenzialità della materia. Di Osvaldo Licini sono esposti Angelo ribelle (1954), Amalassunta (1954) e alcuni lavori della serie dei Notturni (1956), mentre di Gastone Novelli si ammirano opere che evidenziano la sua ricerca su un linguaggio simbolico e fantastico, cifra distintiva di una pittura profondamente concettuale.
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