VAGITI DIFFERENTI
Dal pianto di un neonato ci arrivano dei segnali
I risultati di uno studio multidisciplinare italiano presentato all’ultimo congresso della Società italiana di gastroenterologia
Quando i bambini hanno pochi mesi si esprimono principalmente con il pianto. In particolare si è scoperto che i lattanti sofferenti di reflusso gastroesofageo, disturbo abbastanza frequente dopo il pasto, i vagiti sono caratterizzati da precise frequenze e intensità, differenti da quelle dovute ad altri segnali, quali il sonno o la fame.
I risultati di uno studio italiano sono stati presentati all’ultimo congresso della Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp). Prossimamente sarà disponibile sul sito della Società un video-tutorial per aiutare i genitori a riconoscere questo particolare pianto “patologico”. Lo stesso gruppo di ricerca ha scoperto anche che una dolce melodia riesce a ridurre di sette volte la frequenza di coliche e dolori addominali, responsabili nei neonati di un pianto prolungato. Oggi è possibile intervenire per evitare uno stress, non solo ai piccoli pazienti ma anche ai loro genitori.
«Ascoltando le differenze acustiche del pianto ne abbiamo individuati tre fenotipi: uno legato alla fame, uno al sonno e uno in particolare al reflusso gastroesofageo – spiega Silvia Salvatore dell’Università dell’Insubria e responsabile della Gastroenterologia pediatrica all’Ospedale Del Ponte di Varese –. Ovviamente sono dati preliminari, da approfondire, anche perché lo studio ha comportato un serio impegno tecnologico e una interessante multidisciplinarietà: con i ricercatori medici hanno collaborato una musicista del Conservatorio di Alessandria e una musicoterapeuta che lavora nella Struttura di Terapia Intensiva Neonatale di Varese, diretta dal professor Massimo Agosti. Sono stati utilizzati software avanzati, spettrogrammi in decibel e Hertz, per trasformare il pianto in uno spartito musicale digitale. Apparecchiature solitamente usate non in medicina ma nelle registrazioni audio.
E le correlazioni tra suoni, musica e pediatria non si fermano qui. Un altro studio di grande interesse, sempre coordinato dalla professoressa Salvatore e presentato al Congresso Sigenp, è quello sugli effetti della musicoterapia nei neonati pretermine nati dopo una normale gestazione e di peso inferiore ai 1.500 grammi. La metà circa di questi bambini, a causa delle complicanze della nascita, delle terapie ospedaliere e della durata del ricovero, soffrono di stress neonatale, con crisi prolungate, accompagnate da un pianto disperato. «Sono ricerche decisamente di frontiera – conclude il professor Claudio Romano, presidente della Sigenp – perché affiancano alla medicina discipline diverse come la fisica e la musicologia, ma che arrivano a risultati diagnostici e terapeutici molto utili. Lo stesso si può dire delle tecniche non farmacologiche per superare lo stress neonatale e le sue drammatiche conseguenze in quei genitori che non sopportando l’insistenza del pianto talvolta reagiscono in maniera incontrollata nei confronti del bambino».
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