NAPOLI
Gomorra torna alle origini e su Napoli splende il sole

(dell'inviata Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - NAPOLI, 08 GIU - Scena 528 due, il set è invaso
dalle pecore, tra carcasse di macchine, pareti scrostate, prati
e casupole basse nella luce accecante di Napoli, o meglio di San
Giovanni a Teduccio, persino l'odore che regna sul set è quello
della campagna di una volta, che riaccende tra chi ha qualche
anno la madeleine di un mondo scomparso. Poi a cavallo di un
Ciao rumoroso, arrivano loro, adolescenti smaglianti: con le
maglia stretta e colorata Pietro e Imma con la sua giacca
elegante di velluto ruggine da ricca borghese in quel mondo
polveroso ma pieno di sorrisi in cui si muovono i protagonisti
di Gomorra- Le Origini, e quando finalmente la presenta al
gruppetto dei suoi amici, con l'asino sullo sfondo che raglia,
il più piccolo le da la mano raggiante: ''Incantato signorina io
sono Ficariello. Alla fine ce l'hai fatta! A me me pare una
leonessa''. Insomma dimenticate tutto quello che avete visto in
Gomorra- La Serie, anche se l'avete amata, la crudezza, i colori
tenebrosi, un mondo uguale ma distante, qui è tutto diverso,
solare. Gomorra - Le Origini è una serie Sky Original prodotta
da Sky Studios e Cattleya, e arriverà in esclusiva su Sky e in
streaming solo su NOW a gennaio 2026 ma non finirà qui perchè
già sono in fase di scrittura la seconda e la terza.
Insomma tutto parte dagli inizi di Don Pietro Savastano, come
hanno raccontato durante una visita sul set a Napoli, Nils
Hartmann, vicepresidente esecutivo Sky Studios per l'Italia,
Riccardo Tozzi, fondatore e Ceo di Cattleya, Marco D'Amore,
regista, e Maddalena Ravagli che ha creato la serie con
Leonardo Fasoli e Roberto Saviano. Le sceneggiature sono di
Fasoli, Ravagli e Marco D'Amore. La regia è di Marco D'Amore
(episodi 1-4) e Francesco Ghiaccio (episodi 5-6).
Spiega Hartmann - mentre stiamo tutti seduti in uno scenario
decisamente vintage, tra altarini e divani di velluto, vestiti
favolosi quanto il parco macchine d'epoca e motorini e
autoambulanze cilindriche - che ''quella di Gomorra, essendo il
marchio col quale Sky è cresciuta è stata forse la sfida più
difficile. Quando abbiamo iniziato a parlare con Riccardo, con
il team, con gli autori di questo progetto, serviva l'idea
giusta che poi è arrivata. Non è un'operazione di marketing,
spin-off, prequel, fatta solo perché c'è un marchio che
funziona. Abbiamo deciso di farla perché è un altro racconto''.
''L'idea, devo dire partita dagli sceneggiatori, che ci ha
convinto totalmente - aggiunge Tozzi - presupponeva la
ri-creazione di una Napoli che non c'è più. La Napoli prima di
Napoli, quella degli Anni '70, prima del terremoto, un altro
mondo''. Un grandissimo lavoro ''dal punto di vista
dell'invenzione scenografica, anche dei costumi,
dell'arredamento'' e qui se ne vedono di bellissimi, ritrovati,
invecchiati e che caratterizzano fortemente i personaggi delle
tre Napoli che entrano nel racconto: quella povera dei ragazzi,
quella glam dei piccoli criminali, quella ingessata delle
famiglie borghesi. Ma cosa ha spinto D'Amore ad accettare la
sfida? ''Le reticenze iniziali hanno a che fare con il profondo
rispetto che io nutro di quello che abbiamo fatto e della
responsabilità altissima che io sentivo sulle spalle''. Però a
convincerlo è stato: ''un quoziente di libertà che Gomorra - La
Serie non si era mai concesso''. Ora ''nessuno di voi può
minimamente immaginare cosa sarà Gomorra - Le Origini''
sottolinea D'Amore: ''è Napoli ma non è Napoli, sono gli anni 70
ma sono i nostri anni 70, sono i fatti che hanno reso la storia
ma sono i nostri fatti, sono quei personaggi ma sono anche il
tradimento di quei personaggi''. Quali gli elementi di
continuità tra il Pietro di allora e quello che abbiamo visto in
Gomorra? ''Quello che noi raccontiamo è un processo storico,
reale, e cioè una profonda povertà in cui questi personaggi
erano innestati''. Ispirati, aggiunge ancora il regista dai
''bellissimi documentari di quel grande giornalista che è stato
Joe Marrazzo, o di Luigi Necco, che raccontano benissimo non
solo la Napoli ma la Secondigliano degli Anni '70'', hanno
cercato il più possibile di riprodurre quel mondo. Qui nascono
piccoli commerci illegali con orde di ragazzini al servizio. ''E
quindi in questo contesto cresce il nostro personaggio che nutre
la possibilità reale e concreta di affrancarsi dalla povertà in
cui vive'', spiega ancora D'Amore. ''E questo cambia
drasticamente il progetto delle loro esistenze. Ciro Di Marzio
avrebbe potuto desiderare di vivere tre giorni, ma di
guadagnarsi quel potere e di goderselo. Pietro "vo campà
cient'anni". Ciro Di Marzio non se ne fregava nulla, infatti è
un personaggio quasi asessuato, delle donne, delle macchine, non
ha mai parlato di vestiti. Questi ragazzi sognano 'a femmina, a
pelliccia, guardano le scarpe, come "sta vistut' chill', come
"tiene i capill"''.
Tante differenze quindi sottolineate con la serie madre, avete
scelto una strada diversa per evitare le critiche? ''Guarda,
proprio non ce ne può fregar di meno. Questo è il nostro modo di
raccontare. Tutte le scelte che sono state fatte, mi permetto di
dirlo, dalla produzione alla scrittura, alla regia, sono state
fatte semplicemente perché dettate dalla storia'', dice D'Amore.
''Quella di "Gomorra - La serie" richiedeva quei punti di vista,
richiedeva quella crudeltà, richiedeva quei colori, quel mood,
quella intransigenza di linguaggio. Questa è un'altra storia,
noi non ci dobbiamo difendere da nulla''.
Tutti esordienti o quasi gli interpreti.
Il ragazzo che fa Pietro si chiama ''Luca Lubrano, ha 16 anni,
famiglia dei macellai più famosi del centro storico di Napoli'',
racconta Ravagli che per ''tutti gli attori comunque sono stati
fatti provini, 6, 7 mesi di ricerca in tutte le scuole, tra le
più grandi e le più piccole, di cinema e di teatro di Napoli e
provincia''. Aggiunge D'Amore: ''Quanto al protagonista, a Luca,
l'ho scelto perché Luca mi ricorda molto me. E questa cosa mi ha
profondamente toccato''. (ANSA).
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