L’INTERVISTA
Non è vero che i rapper dicono solo parolacce
L’esempio di Teoz che fa parte del Clean Team: «Pulizia è anche sinonimo di chiarezza ed è per questo che stiamo provando a riportare a galla delle emozioni»

Teoz è un giovane rapper che ha scelto, controcorrente, di puntare su contenuti clean (senza droga, violenza o sessismo).
Come si traduce questa filosofia nel linguaggio delle tue canzoni?
«Il linguaggio che utilizzo non è uno slang, ma è comunque diretto e fatto di figure retoriche per aiutare l’ascoltatore a immedesimarsi – risponde Matteo Carcano in arte Teoz, che ha appena pubblicato l’EP “Parole In Vita” –. Per quanto riguarda termini tipici, penso che ognuno abbia delle parole alle quali è più legato e che utilizza quasi come compagni di viaggio durante la giornata. Sono una persona molto curiosa che cerca sempre di imparare cose nuove. Per questo, se durante un discorso o mentre leggo qualcosa, trovo una parola che non conosco, nuova o vecchia che sia, cerco sempre di capirne il significato e di appuntarla sulle mie note del telefono, dove si trovano una miriade di idee, pensieri, canzoni e progetti che molto probabilmente non usciranno mai, o comunque solo in parte».
Rinunciare a certi slang o termini tipici del rap ti ha reso più difficile intercettare il linguaggio e l’attenzione dei tuoi coetanei?
«La lingua italiana è una di quelle che vanta maggiori vocaboli rispetto a molte altre lingue e quindi perché non usufruirne? Attraverso questi termini particolari mi piace stimolare anche la creatività e l’immaginazione di chi mi ascolta. L’immaginazione è qualcosa che non ha bisogno di neologismi a tutti i costi. Un fatto sotto gli occhi di tutti, è che purtroppo il linguaggio dei giovani, il mio compreso, si sta sempre di più andando a impoverire. Questo perché viviamo tutto più velocemente e di conseguenza anche i dialoghi, i discorsi e i messaggi sono meno articolati e più concisi. Il rischio però è di fraintendere, di non dare il giusto peso a quello che gli altri hanno da dire, e cadere nella superficialità. Per questo, indipendentemente dal genere che porterò in futuro e dal tipo di pubblico che avrò, la promessa che mi faccio è quella di trasmettere sempre un messaggio alle persone, attraverso le parole giuste e col coraggio che serve».
Dici che per te gli eroi sono le persone comuni. Quali parole, espressioni o frasi utilizzi nei tuoi testi per raccontare la nostalgia, la vita e l’amore dei giovani di oggi?
«“Parole In Vita” è il titolo dell’EP che ho pubblicato a maggio, e penso che non avrei potuto dare prova migliore di quanto per me contino le parole, perché so che se respirano, anche io lo faccio. Tendo poco a inserire nei miei testi slang, parole inglesi, o neologismi. Una parola particolarmente significativa per me è “due”: una persona si può spezzare in due parti quando è ferita, ma è in due che ci si migliora davvero. Parole che accosto spesso all’amore sono “freddo”, “aria”, “scavare” e “tempo”, perché forse vedo l’amore come una ricerca di qualcosa che fa star bene e che manca. C’è poi la contrapposizione tra “luce” e “tenebre”. Termini come “sorriso”, “speranza”, “sogno” e “stella” mi aiutano a ricordare che in fondo combatto per qualcosa di grande e questo mi rende orgoglioso almeno di provarci. Cerco di parlare ai giovani con parole italiane semplici, ma che aiutano a cogliere davvero l’essenza della vita, quella che oggi è spesso difficile da cogliere».
Con i tuoi amici che ti supportano nella promozione, e con il tatuaggio “Clean“, state creando una identità linguistica e visiva. Quanto conta oggi per un giovane artista costruire uno slang o un codice interno riconoscibile?
«Insieme agli amici più stretti con cui condivido questo sogno fin da quando ero bambino, abbiamo fondato il Clean Team, una realtà totalmente indipendente da quelle che già esistevano nel panorama musicale italiano. Clean è una parola inglese che tradotta in italiano sta a significare “pulito” e apparentemente può sembrare una banalità, ma non lo è. Pulizia è anche sinonimo di chiarezza ed è per questo che stiamo provando a riportare a galla delle emozioni, creando live, eventi e serate per tantissimi ragazzi. Il bello è che abbiamo tantissimi progetti in mente e posso assicurare che siamo solamente all’inizio. Mi piace dire che siamo un po’ la mina vagante di un sistema: quando sembra che tutto sia già stato scritto, noi lo vogliamo riscrivere, anche con nuove parole se dovesse servire».
Se dovessi definire il linguaggio dei giovani di oggi con una sola parola, quale sarebbe?
«La parola che penso più rappresenti noi giovani al giorno d’oggi è “ricerca”. La vita è una ricerca continua, anche di linguaggio. Le parole arrivano per giustificare dei vuoti. Dall’incertezza, dettata dalla difficoltà ad avere la visione di un futuro chiaro, ma anche dall’impossibilità di avere degli appigli solidi nel presente che viviamo. Siamo alla continua ricerca di tutto: scrolliamo sui social cercando appagamento in qualcosa di momentaneo, cerchiamo amore in persone sapendo magari già a prescindere che non faranno mai al caso nostro, cerchiamo di assomigliare agli altri e copiamo in continuazione le mode del momento. Ma tutta questa ricerca secondo me non è altro che una nostra insicurezza. La possiamo sconfiggere solamente cercando di capire noi stessi, e coniando nuove parole che dipingano il nostro stato d’animo quando quelle che esistono non bastano».
E quale pensi che sarà il prossimo trend linguistico che vedremo emergere dal mondo giovanile?
«Io stesso quando scrivo le mie canzoni, esprimo anche inconsciamente tutto quello che non riuscirei mai a dire a parole, e ancora sento di avere tantissimo da raccontare a causa del senso di insoddisfazione che provo. Quindi penso che il prossimo trend linguistico sarà dettato dalla voglia di trovare parole per descrivere la vera felicità per ognuno, senza il condizionamento della superficialità, ma scavando nel profondo per essere finalmente la nostra versione migliore, e conoscerci davvero».
LEGGI ANCHE: Il vocabolario - decima puntata: “Mi dissocio” da quella “chica mala”
La decima puntata di Mala-lingua sulla Prealpina di sabato 4 ottobre in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
© Riproduzione Riservata