MY WAY
Restare chiusi fuori di casa. E ridere di sé
Disavventura frequente. Come quei due in Puglia: ironici, belli
Leggo tra le varie curiosità pubblicate sul web che sono diverse migliaia ogni anno gli italiani rimasti chiusi fuori di casa. Non c’è ovviamente un monitoraggio preciso, la stima si basa sugli interventi effettuati dai fabbri per rimediare alla disavventura. Sì perché parliamo di restare sull’uscio non per volontà di chi è dentro e non vuole fare entrare, bensì per via del fatto che le chiavi sono rimaste nell’alloggio e chi è uscito le ha scordate, lasciandosi la porta alle spalle.
Diciamolo: è uno dei contrattempi meno piacevoli. Niente di così drammatico, per carità, se si può contare su un altro familiare che ha un mazzo di chiavi. Diverso se manca.
Sul tema, ho un flashback che riporta a una vacanza in Puglia, nel Salento. Mattina, saranno state le 9. Colazione generosa, come ormai ci si può concedere solo in vacanza. Davanti a una casa tipica salentina, trasformata in B&B, di colore chiaro, con terrazzo pensile, una coppia seduta sul primo gradino, entrambi col giornale in mano. All’improvviso si guardano e scoppiano a ridere. Ma ridere tanto, di gusto, incapaci di reprimere quel moto di fragorosa felicità. La scena incuriosisce.
Spontaneamente, mentre passo davanti, mi raccontano - lui e lei, sui 50 - di aver appunto dimenticato le chiavi dentro e di essere quindi in attesa di soccorsi. Ne parlano ironizzando di loro stessi: «Due che leggono il Sole 24 Ore, la gente del posto può pensare “guarda che turisti intellettuali” e invece siamo solo due sbadati». Ironici. Belli.
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