ITALIA & SVIZZERA
Ristorni e accordo fiscale: «Serve una cabina di regia»
La proposta del presidente della Provincia di Varese, Magrini: «Di Giorgetti mi fido. Ma poi?»
«Costruiamo una cabina di regia per affrontare la questione dei fondi relativi ai ristorni dei frontalieri e al nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera». Marco Magrini, presidente della Provincia di Varese entra nuovamente sul tema che sta tenendo banco nella zona di frontiera. Una situazione non da quattro soldi, perché vi ballano 40 milioni di euro: sul territorio, gli enti locali si aspetterebbero un assegno da 128 milioni di euro, ma c’è un’ipotesi di dimagrimento fino a 89 milioni. Mica briciole.
«Una garanzia assoluta»
Si seguirebbe la legge, certo, ma ai sindaci, che devono già tirare la cinghia, la dieta non piace. Nei giorni scorsi La Prealpina ha ospitato diversi appelli in tal senso, ma Magrini, vuole andare oltre e propone una cabina di regia: «Vorrei essere chiaro – afferma - di Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia e finanze, mi fido ciecamente. Lui è una garanzia assoluta. Ma domani? Con un altro ministro? Per questo, chiedo di aprire un dialogo. Non voglio fare il sindacalista o entrare in tematiche che non mi competono ma, se ci sono delle risorse, ciò che mi interessa è che restino sul territorio a tutela dei cittadini e delle nostre aree. La mia idea è che la cabina di regia parta dal basso, con la Provincia di Varese che potrebbe coordinare delle scelte che siano concertate tra Comuni, Regione e Governo, assieme chiaramente al coinvolgimento dei parlamentari di queste zone».
«Dialogare per avere risultati»
Visto che si arriva da un accordo durato quasi quarant’anni, è normale che, di fronte a una novità, ci sia qualche frizione, incomprensione, litigio, problema. Ma per il numero uno di Villa Recalcati, «non bisogna andare allo scontro col Governo, ma dialogare per avere risultati». Magrini guarda anche all’articolo 11 del nuovo accordo fiscale, ovvero dell’istituzione, alimentazione e riparto del Fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine italo-elvetiche. «Per esempio – aggiunge – questi soldi potrebbero essere utilizzati per tenere in Italia il personale sanitario richiamato oltre frontiera dagli stipendi elvetici. Oppure investire in infrastrutture e trasporti per togliere le auto dalla strada e dare ai frontalieri un viaggio più sereno e tranquillo: non sarebbe meglio per tutti?».
«Modello da portare avanti»
Il presidente della Provincia ha già dimostrato di instradare alcune cabine di regia che stanno funzionando nonostante uno scenario complicato: «Come sull’occupazione e il lavoro – conclude Magrini – dove abbiamo avviato una formazione mirata per collocare i ragazzi in settori che cercano manodopera specializzata. Questo è un modello da portare avanti e mi auguro possa essere creato qualcosa di simile anche sulle tematiche di confine».
© Riproduzione Riservata


