ABBASSO
Il tafazzismo del cinema italiano

Domenica 28 febbraio verranno assegnati i Golden Globes, il secondo premio più ambito del cinema. Al momento delle nomination, come per gli Oscar, è grande la curiosità di scoprire se anche qualche italiano è stato inserito nei candidati e pure questa volta non siamo rimasti a bocca asciutta, anzi.
In corsa per ben due riconoscimenti è “La vita davanti a sé” del regista Edoardo Ponti, un cognome non da poco visto che si tratta del figlio di Carlo Ponti e Sophia Loren. Proprio l’intramontabile genitrice, alla bellezza di 86 anni, è protagonista dell’opera, candidata per il miglior film straniero e per la miglior canzone, cantata da Laura Pausini. Non sarà facile trionfare, ma già ottenere la prestigiosa nomination la dice lunga su quanto sia stata apprezzata oltreoceano la pellicola. La vicenda, ambientata a Bari negli anni ’70, racconta di un’anziana ex prostituta sopravvissuta all’olocausto che si adopera per accogliere i figli di altre donne che, come lei, hanno fatto della strada la propria vita.
Remake di una magnifica opera con Simone Signoret, “La vita davanti a sé” ha colpito molto il pubblico americano e la nomination era nelle previsioni dei bookmakers. Con queste credenziali è scontato che sarà quindi in corsa anche per gli Oscar, vero?
Sarà magari Roberto Benigni a poter rispondere 25 anni dopo al leggendario «Rooobberto!!!» con un altrettanto indimenticabile «Sophiaaa!!!», giusto? Sbagliato. Per comprenderne il motivo, e farsi cader le braccia, è necessario spiegare come vengono selezionati i film in lingua straniera degli Oscar: non tutte le opere non in inglese sono in gara, visto che il regolamento prevede che ogni nazione scelga una singola pellicola da inviare all’Academy per la valutazione.
In Italia la decisione viene presa da una commissione composta da sette esperti (unico regista Paolo Genovese, affiancato da due giornaliste, un costumista, la presidente della Film Commission del Lazio e due produttori) che, per l’annata 2020, hanno scelto non “La vita davanti a sé”, bensì “Notturno” di Gianfranco Rosi.
Tralasciando il fatto che il film, pur giocando in casa, è stato massacrato al Festival di Venezia quindi forse non è nemmeno sto granché, a lasciare basiti è che si tratta non di un’opera di fiction bensì di un documentario, oltretutto neanche sull’Italia ma sulla Siria: in pratica una condanna nella corsa a una categoria che dovrebbe rappresentare il paese di produzione, tanto è vero che “Notturno” non compare nella shortlist per il film straniero pubblicata mercoledì dall’Academy e quindi non sarà candidato.
Storicamente l’Italia ha vinto questo Oscar con opere che ci ritraggono come gli americani ci vedono, basti pensare ai più recenti “Mediterraneo”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “La vita è bella” e “La grande bellezza”. Teneroni, un po’ macchiette, magari persino cialtroni ma in fondo gran brava gente.
“La vita davanti a sé” ha tutte queste caratteristiche, tanto che negli States è stato adorato. In più il veicolo di una leggenda come la Loren, che di Oscar ne ha già vinti due (uno alla carriera), avrebbe dato una spinta ulteriore verso le statuette. Non vogliamo ipotizzare che il peso di Mamma Rai abbia inciso sulla decisione, quello che è certo è che sulla pagina web dell’Anica che annuncia la scelta sono stati bloccati i commenti. Ecco, meglio così. Meglio non commentare.
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