L’IMMAGINE
Arcisate, il volto di Gesù “appare” al ristorante
Antonio Calandro lo “vede” in un pannello in legno del suo locale. Il parroco: «Riflettiamo»
Ad Arcisate è accaduto qualcosa che sta dividendo l’opinione pubblica tra scettici e credenti. In un ristorante che affaccia su una piazza silenziosa del centro storico, Antonio Calandro, ristoratore originario di Benevento e profondamente devoto a Padre Pio, ha scoperto una figura che sembra emergere dalle venature di un pannello in legno del suo locale. Una figura che, secondo lui, richiama il volto sofferente di Cristo.
LA RISTRUTTURAZIONE
Tutto è iniziato lunedì scorso, mentre Antonio era intento a ristrutturare un angolo del suo ristorante. L’intento era semplice: fotografare il mobile per scegliere il colore più adatto per il restauro. Quando però ha guardato l’immagine sullo schermo del suo smartphone, si è bloccato, quasi incredulo. Quelle che prima sembravano normali venature del legno hanno assunto un aspetto diverso: un volto, con grandi occhi tristi, un naso ben definito e una bocca che trasmette un senso di sofferenza.
L’INCONTRO CON PADRE PIO
Dal centro della fronte, ai lati del naso, due venature più chiare sembrano rivoli di sangue, evocando la corona di spine. Antonio, che da bambino aveva incontrato Padre Pio - un momento che lui stesso definisce come fondamentale per la sua fede - non ha avuto dubbi: prima ha visto il volto del frate, poi quello di Cristo. «È stato un segno», racconta ancora visibilmente emozionato: «Non può essere una semplice coincidenza». La scoperta ha avuto un impatto profondo non solo su Antonio, ma anche sui suoi familiari e su chi ha visitato il ristorante in questi giorni. Clienti e amici, incuriositi dal suo racconto, hanno voluto osservare di persona la figura sul legno. Molti di loro, di fronte a quella visione, hanno ammesso di aver provato un brivido e qualcuno ha persino mandato un bacio verso l’immagine.
«Tutti riconoscono quel volto e tutti ne restano colpiti», aggiunge Antonio. A rendere ancora più suggestiva la vicenda è la posizione della figura: il pannello si trova accanto a un crocifisso appeso sul muro e lo stabile appartiene alla Chiesa, utilizzato dalle Acli per attività locali.
LA PAREIDOLIA
Il presidente delle Acli, che frequenta lo stabile da oltre trent’anni, ha confermato di non avere mai notato nulla di simile prima d’ora. Questo solleva un interrogativo: l’immagine era già lì, da tutti questi anni, oppure si è formata recentemente? Per offrire un’interpretazione più sobria, è utile considerare il fenomeno della pareidolia. Questa tendenza innata nella mente umana porta a vedere forme familiari - come volti o figure - in oggetti casuali, come nuvole, rocce o, appunto, venature del legno. La pareidolia è stata studiata dalla scienza ed è spesso spiegata come un meccanismo evolutivo: la capacità di riconoscere un volto o una figura con pochi indizi potrebbe aver aiutato i nostri antenati individuare rapidamente pericoli o segnali nel loro ambiente. Tuttavia la pareidolia non spiega l’emozione che un’immagine come questa può suscitare, soprattutto in chi vive con una forte fede.
LA PRUDENZA DEL DON
Sul luogo è intervenuto anche don Claudio Lunardi, decano della Valceresio e parroco della Comunità pastorale, che ha osservato l’immagine con curiosità ma anche con una certa prudenza. «Potrebbe anche essere un segno, ma non spetta a noi definirlo con certezza», sottolinea il sacerdote: «Se fosse davvero un volto sofferente, addirittura il volto di Cristo, potrebbe invitarci a riflettere sulla necessità di cambiare la nostra mente, pensando al dolore e alla cattiveria del mondo». Tra fede e scetticismo, la storia del volto di Arcisate rimane un racconto che colpisce e invita alla riflessione. Per alcuni è la prova tangibile di un segno, per altri solo un gioco di forme. Forse il valore più grande è proprio nella sua capacità di unire, anche solo per un istante, chi osserva con mente aperta e chi sceglie di farlo con il cuore.
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