LA SENTENZA
Busto Arsizio: nonno orco, sconto in appello
Ridotta a 5 anni la condanna per violenze sessuali sulla nipote

A volte il nonno la cingeva in modo da limitarne i movimenti. Altre la minacciava dicendo che, laddove si fosse opposta ai suoi voleri, l’avrebbe fatta rimproverare dal padre per «inesistenti mancanze». Tutto questo serviva a una sola cosa: costringere la nipote, che spesso trascorreva i pomeriggi dopo la scuola a casa del nonno, rimasto vedovo, nel quartiere di San Edoardo, a subire reiterati atti sessuali. Atti sessuali commessi dal pensionato bustocco, ma di origini messinesi, oggi settantanovenne, che la nipote, oggi ventenne, ha sostenuto di aver subito tra gli 8 e i 14 anni, in un arco temporale che va dal 2012 al 2018.
Condannato dal gup del Tribunale di Busto Arsizio Stefano Colombo a otto anni e quattro mesi all’esito di un giudizio con rito abbreviato nell’aprile del 2023, oggi, martedì 22 ottobre, l’imputato, assistito dall’avvocato Enza Mollica, ha ottenuto un consistente sconto in appello. I giudici della prima Corte d’Appello di Milano gli hanno infatti concesso le circostanze attenuanti generiche in virtù dell’avvenuto (anche se parziale) risarcimento alla vittima, rappresentata in giudizio dall’avvocato Dario Celiento, e così facendo hanno provveduto a ridurre la pena a cinque anni di reclusione.
Le molestie, a detta della parte offesa che l’ha denunciato, si sarebbero verificate in «numerose occasioni», anche durante le vacanze al mare e in montagna. Quando la bambina ha cominciato a farsi quasi adolescente, il nonno paterno ha iniziato a spingersi oltre, tentando di stuprarla, senza riuscirci però per la strenua difesa della ragazzina.
Il nonno è stato descritto dalla sua vittima come geloso e morboso, tanto da incitare suo figlio, padre della sua giovane, a controllarla o ad affidarla personalmente a lui affinché la controllasse anche accompagnandola nel tragitto casa-scuola. Sempre secondo quanto sostenuto dalla parte offesa, ritenuta erroneamente dai familiari come la “cocca” del nonno, l’imputato le diceva che non c’era nulla di male nelle molestie, che lui anzi considerava mere “coccole”. “Coccole” che le avrebbero fatto bene, aiutandola «a scaricare lo stress» e «a impedire il proliferare dei brufoli».
L’imputato ha sempre negato ogni addebito; è stato condannato a versare alla parte offesa 40 mila euro.
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