ENNESIMO CASO
Busto, psicologa aggredita in carcere
Tensioni ieri pomeriggio in via per Cassano: la polizia penitenziaria evita il peggio

È successo un’altra volta. L’ennesima aggressione all’interno del carcere di Busto Arsizio risale al tardo pomeriggio di ieri, lunedì 21 ottobre. Un detenuto si è scagliato contro una psicologa nell’area ex 32, reparto a cui sono destinati i soggetti con fragilità psichiche (che in realtà non dovrebbero stare dietro le sbarre ma in centri per l’esecuzione di misure di sicurezza) o quelli dall’indole particolarmente violenta. È la sezione che a marzo del 2022 venne data alle fiamme.
IL PARAPIGLIA
I dettagli non sono ancora noti: l’uomo a quanto pare non mirava alla specialista ma nel parapiglia ha avuto la peggio lei. Si è trattato di una questione di attimi e non si è neppure capito bene cosa abbia innescato la furia. La polizia penitenziaria è riuscita a intervenire in tempo per evitare un pestaggio, ma l’aria sta ritornando irrespirabile.
GLI EPISODI RECENTI
Due settimane fa un quarantenne, che a causa delle sue intemperanze ha già fatto il giro di svariati istituti, ha distrutto una cella: era irrequieto, a suo parere l’amministrazione non risponde con tempestività alle sue richieste e non vedendo vie d’uscita si è accanito su quei pochi e precari arredi e sugli oggetti che condivideva con il concellino. Venerdì ha perso il controllo un ucraino affetto da disturbi psichiatrici: voleva parlare con la psicologa e siccome la professionista era impegnata con un altro paziente l’uomo ha reagito spintonando un agente. Riaccompagnato in seconda sezione, è saltato addosso a un altro poliziotto e gli ha dato un pugno.
CONVIVENZA FORZATA
È più che mai evidente che le tensioni originino dalla convivenza forzata con soggetti che avrebbero bisogno di strutture sanitarie specifiche. Le sigle sindacali della polizia penitenziaria hanno rappresentato queste criticità al presidente della Regione Attilio Fontana e all’assessore alla Sicurezza Romano La Russa, nell’incontro di giovedì scorso: «La riduzione degli spazi vivibili collegata alla presenza di numerosi detenuti affetti da patologie mentali determina una situazione difficile, che spesso sfocia in eventi auto ed etero aggressivi che coinvolgono gli operatori penitenziari. Serve una politica che porti a un aumento delle risorse sanitarie e a un’implementazione delle residenze per le misure di sicurezza e dei reparti di medicina protetta», hanno spiegato. Il presidente Fontana ha assicurato agli esponenti delle organizzazioni sindacali che affronterà il tema con il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
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