NOTE IN LIBERTÀ
Canta tu che canto anch’io

Dopo una giornata piena di lavoro e stress, che cosa c’è di meglio che sfogarsi cantando? E pensare che gli uomini d’affari giapponesi in giacca e cravatta l’avevano capito già mezzo secolo fa, praticandolo come un vero e proprio rito post-ufficio. Sì, perché la nascita del karaoke, che negli ultimi decenni è diventata una moda planetaria, risale addirittura a più di cinquant’anni fa. Tutto merito del musicista giapponese Daisuke Inoue, che creò il primo apparecchio all’inizio degli anni Settanta. Anche se c’è chi dice che già nel decennio precedente qualche trasmissione a tema fosse nata negli Stati Uniti. In ogni caso, anche l’origine del suo nome è nipponica: l’etimologia di questo vocabolo ci porta a fondere insieme il termine giapponese “kara” (che significa vuota) e “one”, abbreviazione della parola Åkesutora, ovvero la pronuncia giapponese della parola greca “orchestra”. In effetti, il karaoke sta all’opposto della musica dal vivo: a farla da padrona è la base registrata, a cui si uniscono le immancabili parole della canzone proiettate sullo schermo. Un modo non solo per aiutare la memoria del cantante, ma per trasformarla in un’esperienza divertente anche per chi non ha il microfono ma vuole unirsi nel canto. La moda si diffuse rapidamente in tutto il Giappone e, subito dopo, anche nel resto nel mondo. Il karaoke rappresentava un modo per divertirsi, ma anche una sfida con gli altri, nonché la possibilità di essere delle star per una sera. In quegli anni anche il settore dell’elettronica cresceva a dismisura, così le aziende crearono prodotti in serie sia per uso professionale - per i locali - che ad uso privato - per esempio nelle feste. Chi di non si è divertito, almeno una volta, a cantare i pezzi più famosi durante un matrimonio o un addio al nubilato? Intanto le industrie si specializzarono anche per creare delle basi ad hoc: scattava la gara a chi le riproduceva con maggiore fedeltà all’originale. In Italia, il karaoke, sebbene si diffuse già alla fine degli anni Ottanta, divenne celebre nel decennio successivo grazie a un programma che si guadagnò il boom di ascolti: il Karaoke di Fiorello. Il mattatore, che in questi giorni è sul palco di Sanremo accanto ad Amadeus, per tre anni (dal 1992 al 1995) fece divertire intere generazioni che lo seguivano dal vivo nelle piazze italiane e, naturalmente, anche da casa. La trasmissione prevedeva anche una gara in ogni puntata: i concorrenti si sfidavano con diversi brani e alla fine era il pubblico a decretare il vincitore. Ci furono anche dei concorrenti che poi diventarono famosi: sicuramente la più nota è Elisa, che all’epoca aveva solo 15 anni e che cantò Questione di feeling di Mina e Riccardo Cocciante. Tra gli altri nomi passarono dal karaoke anche Annalisa Minetti e Silvia Salemi. Parlando di apparecchi, fece furore il Canta Tu, una valigetta dotata di microfono che all’epoca aveva le cassette, sostituite poi dai cd. Esiste ancora oggi, naturalmente in versione contemporanea (oltre ai cd c’è anche l’app), sempre con l’immancabile microfono e tante basi per far divertire grandi e piccini, per esempio con le sigle dei cartoni animati. Parlando di curiosità legate al mondo del karaoke, c’è anche un Guinness World Record raggiunto durante la maratona di karaoke più lunga del mondo. Ad aggiudicarsi questo curioso e incredibile primato è stato proprio un italiano, Leonardo Polverelli, cantautore riminese che dimostrò una resistenza fuori dal comune. Cantò senza mai smettere 1295 canzoni per un totale di 101 ore, 59 minuti e 15 secondi. Successe dal 19 al 23 settembre 2011 e, oltre alla sfida con se stesso, Leonardo con questa iniziativa contribuì a un fine benefico, la raccolta fondi per Telethon.
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