LA VISITA
Casa Manzoni, dove nacque la lingua italiana

Qui si può dire che nacque la lingua italiana. È vero, Alessandro Manzoni, per stilare l’ultima versione de “I promessi sposi” disse di aver risciacquato in Arno, correggendo il suo romanzo in fiorentino, affinché la sua opera potesse essere letta da un pubblico vasto. Però “fisicamente”, poi, “I promessi sposi” sono stati scritti in via Morone 1, a Milano, a Casa Manzoni.
LA DIMORA
Al piano terra, infatti, si trova ancora praticamente intatto il suo studio, con la scrivania e il tavolo più piccolino, rivolto verso il giardino, dove amava scrivere, a mano, soprattutto la mattina. Ed è questo studiolo, con le pareti di libri del celebre scrittore, il caminetto, la stube, le poltrone dove si sedettero con lui anche Garibaldi e Verdi e tanti altri grandi del tempo, nonché amici intimi, il cuore della casa. In un edificio elegantissimo, a metà strada tra via Monte Napoleone e il Teatro alla Scala, si può scoprire il Manzoni privato, quello dell’amore, del dolore e della sua numerosa famiglia. Ma anche il Manzoni pubblico, perché, come detto, qui incontrava i grandi intellettuali del tempo: Pellico, i Verri e tanti altri. Questa primavera, tra l’altro, esattamente il 22 maggio, è caduta la ricorrenza dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni.
LO STUDIO
A Manzoni venne in particolare riservata una stanza che guarda al giardino, appartata, dove potersi ritirare a leggere, meditare, scrivere. Proprio lo studio sarà un luogo perfetto dove ricevere gli amici intimi e gli ospiti illustri che negli anni a venire, con l’aumentare della fama de “I promessi sposi” diventeranno sempre più numerosi e frequenti. Mentre Renzo, Lucia, la monaca di Monza, l’Innominato, la Milano della peste prendono volto e parola al piano terreno, al primo piano, invece, si svolgeva la vita quotidiana dei familiari: la madre Giulia Beccaria sovrintendeva a tutto e tutti, la prima moglie Enrichetta Blondel, scomparsa a soli quarantadue anni nel Natale del 1833, si occupava dell’educazione dei figli ed entrambe collaborano a mantenere la casa accogliente e festosa.
AL CENTRO DELLA CITTÀ
Tra le ragioni vincenti per la scelta della casa di via Morone, all’angolo con piazza Belgioioso, acquistata per 107.000 lire, vi fu anche la sua collocazione al centro della città. Il cerchio familiare era garantito dalla vicinanza dei pochi veri amici: Federico Confalonieri e Silvio Pellico in via Monte di Pietà, il Porta e i Verri in via Monte Napoleone, Vincenzo Monti in via Brera. A pochi passi sorgevano la Biblioteca ambrosiana, la Braidense, il Gabinetto numismatico diretto dall’amico Gaetano Cattaneo, le librerie di Santa Margherita e della Contrada dei Servi. Una centralità che permetteva di unire gli affetti alle esigenze dello studioso.
IL PERCORSO MUSEALE
Oggi la Casa accoglie il Museo manzoniano, il cui percorso museale, riallestito da Michele De Lucchi nel 2015, propone una visita in dieci sezioni che ripercorrono, attraverso gli arredi e le opere d’arte esposte nelle sale, diversi itinerari nella vita e nell’opera dello scrittore. Due sezioni raccontano, per esempio, gli abitanti della casa, ovvero la famiglia di Manzoni e i ritratti dello scrittore: nonostante egli avesse per carattere un’assoluta avversione a farsi ritrarre, la sua fama, iniziata molto presto, vide moltiplicarsi i ritratti. Poi si possono scoprire i paesaggi del suo celebre romanzo oppure la sua passione per la botanica, gli amici e gli scrittori che lo presero a modello e l’altra stanza rimasta pressoché intatta, ovvero la camera da letto. Magistralmente restaurato negli anni Settanta, l’interno conserva gli arredi, i mobili e trentamila volumi originali.
LA RASSEGNA
Tra i tanti eventi in programma per la ricorrenza dei 150 anni dalla morte, fino al 26 luglio, la corte interna di Casa Manzoni, grazie a deSidera Teatro Oscar, si apre per le serate della rassegna “Manzoni mixtape”: otto appuntamenti teatrali per interrogare lo scrittore milanese e i suoi eredi, gli autori della cosiddetta “linea lombarda”, ma anche cantori delle periferie come Gaber e Jannacci e alcune nuove voci della drammaturgia italiana.
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