L’INCHIESTA
Dossieraggio: «Noi garantisti, ma fatti gravi»
Il consigliere regionale varesino, Giuseppe Licata (IV): valutiamo mozione per la seduta del 5 novembre. Le reazioni del mondo politico
E’ restata in bilico fino alla tarda serata di ieri la posizione del presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Poi la decisione di autosospendersi. Pazzali da sabato è indagato come socio di maggioranza della società di dossieraggio Equalize che, secondo i pm dell’Antimafia di Milano, avrebbe fatto centinaia di migliaia di accessi abusivi a banche dati per ottenere informazioni privilegiate. Una gigantesca compravendita di informazioni riservate che sta avendo importanti ripercussioni politiche, a Roma come il Lombardia.
LA CAUTELA DI FONTANA
Cauto sul da farsi il presidente regionale Attilio Fontana: «Pazzali è una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare. Da presidente della Fondazione Fiera Milano ha svolto un lavoro eccellente, un ruolo che ha consentito all’ente che presiede di diventare una parte fondamentale della nostra città e della nostra regione. Pensate all’ospedale in fiera durante il Covid, all’accordo con la Rai, e alle questioni delle Olimpiadi. Di questa faccenda sono stupito perché io non sapevo assolutamente nulla, sia di queste iniziative sia di queste attività».
Quanto all’ipotesi di chiedere un passo indietro a Pazzali, Fontana non si è sbilanciato: «Ne parlerò col sindaco di Milano Beppe Sala, ci dovremo incontrare perché la nomina è stata fatta in maniera congiunta». Una scelta attendista che, prima del passo indietro di Pazzali, aveva mandato su tutte le furie il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia: «Mi sarei aspettato le dimissioni del presidente di Fiera Milano Pazzali, che invece ha ricevuto la copertura imbarazzante del presidente Fontana. Noi abbiamo chiesto alla presidente del Consiglio di riferire in Parlamento perché la questione è davvero preoccupante. Da Roma a Milano il comune denominatore è solo uno: le cittadine e i cittadini devono essere protetti, non esiste che i dati sensibili sanitari, giudiziari, dei conti correnti siano utilizzati al di fuori dal perimetro dello Stato». Sulla questione è intervenuto ieri anche il parlamentare luinese Andrea Pellcini, di Fratelli d’Italia
Tra i gruppi di opposizione al Pirellone qualcosa si sta muovendo in vista del prossimo consiglio regionale, fissato per martedì prossimo.
IL VASO DI PANDORA
«Il mio gruppo sta valutando di intraprendere iniziative politiche», ha fatto sapere Giuseppe Licata, l’ex sindaco di Lozza, oggi consigliere regionale di Azione, Italia Viva e Renew Europe. «Fatto salvo il presupposto che noi abbiamo da sempre una posizione garantista rispetto alle indagini della magistratura, non nascondo che questa vicenda di dossieraggio su larga scala sia davvero molto grave».
A Roma il vicepremier Antonio Tajani, leader di Forza Italia parla di «fatti inaccettabili»: «Non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata - ha insistito -. Non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere». Chiaro sul tema anche Guido Crosetto, ministro della Difesa in quota Fratelli d’Italia: «Da quando ho lanciato l’allarme sul caso dossier si è aperto un vaso di Pandora. Occorre rendere impossibile l’utilizzo delle banche dati per scopi che non siano autorizzati dalla legge».
Tra le vittime di dossieraggio anche l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa: «Vorrei sapere anch’io perché Pazzali (da sempre ritenuto vicino al centrodestra, ndr) ha commissionato un dossier su di me e la mia famiglia. Credo che lui debba spiegarlo ai magistrati».
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