FELICITÀ
Una ricerca coraggiosa

«Una vita calma e modesta porta più felicità della ricerca del successo abbinata a una costante irrequietezza». È la formula della felicità che Albert Einstein scrisse in un biglietto mettendolo nelle mani di un inserviente mentre era impegnato in un ciclo di conferenze a Tokyo. Che avesse ragione il padre della teoria della relatività? Possibile che l’uomo si arrovelli da oltre duemila anni attorno a questo concetto? Si può ridurre a umori, sensazioni e piccoli gesti?
A mettere ordine su una delle ossessioni di psiche e anima, è il professore universitario Luciano Canova che oltre a studiare e insegnare la felicità attraverso l’economia, ha pubblicato un libro Il metro della felicità edito da Mondadori. Economia e felicità sono un ossimoro? Possono coesistere? Togliamoci ogni dubbio: i soldi fanno la felicità? «Il tema è interessante perché il denaro è necessario a contribuire alla felicità. Esiste la relazione fra reddito e felicità ma non è un rapporto lineare», spiega Canova. «C’è un rapporto positivo ma non diretto: non chi è più ricco è più felice. È necessario fare dei confronti e valutazioni che sono di tipo edonico. Si adattano e modificano sulla base di ciò che succede attorno alle persone. Insomma dipende sempre dal conteso che guida le nostre percezioni».
Per dimostrare che la felicità si può misurare il professore porta un esempio: «Parliamo di medaglie olimpiche. Io colleziono fotografie di podi: sull’espressione felice del primo e del terzo non si discute. Il secondo ha sempre un’espressione corrucciata. Perché non dovrebbe essere felice? In quel momento vive un malessere, il rimpianto di non essere il primo, il regret come dicono gli anglosassoni. Quindi la felicità è legata al confronto e alla percezione».
Ci sono analisi e ricerche sul tema, in particolare uno studio di Marco Piovesan sulla percezione del reddito, prestazioni e felicità all’interno delle squadre di calcio: «L’effetto della disuguaglianza cambia a seconda di come si definisce una squadra. Se si considera l’intera rosa a disposizione di un mister, allora pare emergere un effetto neutro o addirittura positivo della distribuzione degli ingaggi. Se, però, si restringe il campo ai soli giocatori di una squadra che scendono in campo regolarmente, allora il confronto di redditi si traduce in un effetto negativo. È come se la prossimità nella disparità, o il contatto diretto, fossero la vera leva, un disincentivo da questo punto di vista, che spingono il giocatore a un comportamento egoistico e meno cooperativo».
Altro che semplicità, la felicità si fa complessa. «Uno dei progetti di ricerca più validi sul tema è il World Happiness Report, finanziato dall’Onu - illustra l’accademico sottolineando che ci siano dei fattori determinanti -. Sono sei i punti di benessere soggettivi: il nocciolo duro è costituito da reddito e salute. Senza questi due aspetti non si inizia neppure a discutere. Per dare una immagine più composita di felicità si analizzano la percezione di libertà e l’assenza di corruzione. Infine ci sono generosità e fiducia». Canova precisa: «Questi ultimi due aspetti sono legati rispettivamente a un concetto neo aristotelico di “fioritura umana” nel senso di ciò che dà senso all’esistenza, mentre la fiducia è intesa come relazioni di fiducia e capitale sociale, ovvero l’assicurazione intangibile che cementa la società».
La felicità è a multilivello. «Il mio approccio è multidimensionale. Tra l’altro c’è da chiarire il grande equivoco della decrescita felice: si arriva ad accontentarsi della fascinazione bucolica che, di fatto, ha un approccio conservativo e non evolutivo. Questa ipotesi si scontra con la natura umana, è inoltre un concetto che non ha fondamento empirico. Ricordiamo che se si ha di meno, l’essere umano è portato a spostarsi per avere di più. La storia dell’uomo con le sue migrazioni ce lo racconta».
Chi lo avrebbe detto che per capire se siamo felici, avremmo dovuto fare un viaggio nell’economia abbandonando la semplicità e le piccole cose. La prossima volta che ci sentiamo giù di corda, ricordiamoci di controllare i sei indicatori. Probabilmente, ci sentiremo felici se abbiamo salute, lavoro, amici, libertà e se facciamo volontariato.
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