MUSICA
«Hotel Esistenza» tra lavoro e vita
Ecco il nuovo album dei Fast Animals and Slow Kids
«Spesso si tende a contrapporre un’età giovane e un’età adulta. In realtà per noi l’orizzonte di tempo rientra in pochi anni: è proprio un fattore di crescita. Ci poniamo cercando di essere i più onesti e orizzontali possibili rispetto a quello che ci è successo. In questo disco ci sono dei momenti storici che ritornano e diventano spunto per andare a vedere come ci siamo evoluti su quel concetto da quando abbiamo pensato la prima idea del pezzo». Si chiama Hotel Esistenza, ma la parola-chiave del settimo album dei Fast Animals and Slow Kids (@Andrea Venturini) sembra essere proprio crescita. E le parole del cantante Aimone Romizi indirizzano l’ascolto delle nuove tracce verso tale codifica. Tracce che sono alla fine undici, ma inizialmente erano addirittura 42, costringendo la rock band perugina a «un processo di sottrazione bello tosto che però sentiamo contemporaneo – continua Romizi –. Cerchiamo di essere il più vicini possibili alle cose che stiamo cantando, così che queste risuonino in noi più forte e quindi riescano a essere percepite anche da fuori. E qui stiamo raccontando gli ultimi tre anni».
Il triennio ha visto i FASK concepire questo metaforico compendio di stanze tra le grandi città come Milano e un tour particolare, intrapreso l’anno scorso insieme a un’orchestra da camera. L’esperienza li ha portati ad avere «meno paura di spingere l’acceleratore su cose più complesse dal punto di vista tecnico. Per questo ora arriva un disco che racconta una crescita quasi fisiologica, che affrontiamo vivendo». E traducendola anche in sonorità mai così tanto eterogenee, spiega il chitarrista Alessandro Guercini: «Le nostre influenze sono state una summa di tutto ciò che abbiamo ascoltato nel corso della nostra vita. Rappresentano quello che sono i FASK odierni. Ci sono pezzi come È solo colpa tua oppure Brucia, molto vicini a ciò che sentivamo da ragazzini, ai Jimmy Eat World o i Nirvana. Al contempo ci sono pezzi che non avremmo mai pensato di fare quando abbiamo iniziato. Penso a Torna, alle ballad più lente, quasi adulte». E se il singolo Festa, nato durante una serata di ebbrezza, non lesina ironia («Stavo giocando con questo riff di chitarra e da lì è partita l’idea di descrivere una situazione nella quale spesso ci siamo trovati, quando siamo andati a una festa senza voglia di andarci», ricorda Guercini), in altri brani come Quasi l’universo a prendere il sopravvento è un immaginario pittorico impressionista se non, dice Romizi, puntillista: «Siamo andati a ritoccare i piccoli dettagli. Per esempio, la seconda strofa sembra quasi un dialogo tra chitarra e voce. Era una cosa che non avevamo mai sperimentato e questo perché siamo andati a fare il puntino giusto nel posto giusto». Hotel Esistenza è anche uno spaccato di luoghi. «In Riviera crepacuore – spiega Romizi – l’esempio è la A14. Siamo tornati spesso da ragazzini umbri tramite quell’autostrada durante l’estate, ma poi abbiamo iniziato a vedere la riviera anche d’inverno, scoprendo quel dualismo per cui c’è anche un periodo dell’anno in cui un posto che tu vedi come Disneyland diventa più nostalgico. Una vita normale rimanda a una Torino invernale, dove sei fermo alla fermata di un autobus e rimetti le mani dentro il maglione. Dimmi solo se è la descrizione sputata di alcuni monti che ho visto proprio davanti ai miei occhi in Patagonia. Poi come al solito cerchiamo di partire da queste cose per una riflessione, per riportarle a un pensiero nostro». Come quello di Brucia, rivela il cantante, ispirata dal movimento Black Lives Matter: «Ci ha portato a ragionare su come avessimo assorbito il caso George Floyd. Il processo della crescita lo affrontiamo in questo modo: tramite le canzoni noi cresciamo e le canzoni stesse raccontano la nostra crescita».
© Riproduzione Riservata