IMPRESE ED EXPORT
I dazi che spaventano e la sfida dell’Ue
Paola Margnini (Confindustria Varese) indica una strada: bisogna ragionare sulle filiere di produzione

C’era una volta la globalizzazione. Certo, l’affermazione è forte e forse portata all’estremo, ma guardando ai segnali che arrivano dalle politiche economiche mondiali, e in particolare dai programmi annunciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il rischio che si profila all’orizzonte – seppur molto lontano per ora – potrebbe anche essere quello di una vera rivoluzione nei rapporti commerciali tra i Paesi. Cambiamenti non del tutto positivi. Uno scenario a cui il mondo produttivo varesino guarda con estrema attenzione. Tanto più che gli ultimi dati a disposizione per ciò che riguarda le vendite di prodotti made in Varese sui mercati esteri esteri non sono confortanti. Nei primi nove mesi del 2024, secondo le ultime elaborazioni del centro studi di Confindustria Varese, l’export del manifatturiero varesino ha registrato una marcia indietro del 6,5% rispetto all’anno precedente. Un numero da tenere sotto osservazione.
SCENARIO INNATURALE
«Questo andamento rappresenta per le industrie del territorio uno scenario innaturale – spiega Paola Margnini, responsabile centro studi Confindustria Varese – perché la nostra è una provincia con una forte vocazione all’export. Una vocazione che ci ha salvato anche nei momenti in cui la domanda interna era piuttosto debole. Quindi il trend va studiato e tenuto sotto controllo, anche se sono convinta che il dato finale comprensivo anche dell’ultimo trimestre del 2024, dovrebbe ammorbidirsi, proprio per effetto delle consegne che vengono effettuate entro la fine dell’anno. Penso ad esempio al settore aeronautico, che in ogni caso ha già di per sé un trend positivo. E non si pensi che il successo sia legato esclusivamente all’ambito militare: molti sono i mezzi in consegna sul fronte civile e anche nell’ambito dei servizi alla sicurezza».
LE CAUSE DENTRO CASA
Che cosa sta succedendo allora? Come si è arrivati a una discesa delle esportazioni varesine? La verità è che bisogna guardare ai mercati di casa nostra, intendendo con “casa nostra” il Vecchio Continente. Oggi tutti sono attenti – giustamente – a ciò che accade Oltreoceano. «Ma la frenata di Varese – prosegue la responsabile del centro studi Confindustria Varese – si spiega innanzi tutto con la crisi della Germania, Paese verso cui le esportazioni sono calate del 9,4%. Il rallentamento della piattaforma tedesca si trascina dietro la filiera dei nostri componentisti, che sono la forza del sistema Varese. Non bisogna pensare di essere concorrenti della Germania che per noi, e per l’Italia, è un punto di traino per l’export. La stessa cosa vale per la Francia, dove le esportazioni nostre hanno segnato -13%». Ed è chiaro che il recupero su altri Paesi, come la Polonia o i Paesi Bassi, non è sufficiente per compensare i cali. La crisi produttiva della Germania, dunque, va osservata con molta attenzione.
TRUMP, DAZI E PAURE
E ora che cosa accadrà se Trump dopo Cina e Canada imporrà dazi anche alle merci europee? «La vera preoccupazione – spiega Paola Margnini – è come Trump usa lo strumento dazi. Non dobbiamo guardare alle conseguenze da un punto di vista microeconomico, ma macro economico, perché il rischio più serio è quello di destabilizzare un sistema integrato di produzione internazionale. In questo caso bisognerebbe pensare a un riassetto non solo delle merci ma delle catene produttive». Significherebbe un inizio di de-globalizzazione.
Gli imprenditori di casa nostra sono abituati ad avere la valigia in mano, sempre alla ricerca
di nuove opportunità
Cala l’export
in provincia di Varese
nel 2024
Pesa la crisi
di Germania
e Francia
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