GIOCHI
I mattoncini della creatività

Negli anni Ottanta con i Lego si costruivano le astronavi, fra Guerre spaziali e Star Trek. Oppure case e castelli, macchinine. Facendo a gara a chi realizzava il manufatto più originale con le “costruzioni”. Tutti hanno giocato con i Lego almeno una volta nella vita cercando di imitare quelle statue di mattoncini ricreare lasciando a bocca aperta. Le riproduzioni di auto a grandezza naturale, volti, case, opere d’arte e sculture hanno sempre la capacità di stupire. Già alla fine del secolo scorso, nel 1999, la rivista statunitense Fortune definì i Lego il giocattolo del secolo che ha compiuto 63 anni lo scorso 28 gennaio. Vera icona pop, negli anni si rivela perfino un ottimo investimento, considerati i prezzi esorbitanti cui vengono venduti alcuni rari set (così si chiamano) durante le aste. Adesso spopola tanto da avere versioni iper tecnologiche tanto che una ragazzina del basso varesotto, Greta Galli (non è l’unica) ha iniziato a costruire robottini. Celebre la sua mano bionica. I Lego, non sono sempre stati così come li conosciamo adesso. Devono il loro nome a un falegname danese, Ole Kirk Kristiansen, nel 1934, come crasi delle parole danesi “leg godt” che significa “gioca bene” per indicare i veicoli in miniatura prodotti nella sua fabbrica. Accanto a lui, c’è il figlio appena dodicenne. So dovrà attendere la fine della guerra e l’avvento della plastica per i primi mattoncini: nel 1949 Lego inizia a produrre gli Automatic Binding Bricks, misura 2x2 e 2x4, su modello dei blocchetti sovrapponibili in legno già commercializzati da Kristiansen, realizzati in acetato di cellulosa (dal 1963 sostituito dall’ABS, non tossico) venduti in scatole di cartone con su disegnate le istruzioni di montaggio. I mattoncini hanno però conquistato l’aspetto attuale solo il quando la Lego registra ili suo brevetto dopo aver introdotto un importante modifica: un cilindretto cavo all’interno dei mattoncini che permetteva di accoppiarli con migliore presa. E il resto è storia: fino ai giorni nostri dove vengono creati oggetti a dimensione naturale. Fra le ultime creazioni un caravan realizzato da The Brick Buolider - al secolo Ben Craig - da cui scende pure l’acqua dal rubinetto fatto in mattoncini. Su spotify ci sono delle playlist collegate alla musica ricreata da Lego, così come la nuova frontiera è legata ai lego musicali. Mentre l’artista Brandon Griffith ha creato a grandezza naturale il «Central Perk», la leggendaria caffetteria della sitcom televisiva americana Friends. Al di là delle meraviglie che si possono creare, fra gli appassionati spopola la fotografia costruttiva che unisce la passione per gli scatti a quella per i Lego: ovvero si fotografano i piccoli uomini gialli e i mattoncini, costruendo anche il contesto, ambiendandoli in una sorta di set che può essere naturale oppure creato con la tecnica still-life. Mattoncini fra fantasia e arte. Sono le maxi sculture ad affascinare, come quella dello scorso anno a Milano in piazza San Babila. Era il 18 febbraio 2020 durante la Milano Fashion Week comparve una mano rivolta verso il cielo ricordando la scultura di Cattelan. L’autore è l’artista emiliano Riccardo Zangelmi che la realizzò interamente utilizzando Lego: In tutto 50mila mattoncini e 7mila mini piastrine Lego Dots che messi uno sull’altro in circa 130 ore diedero vita a una mega mano alta oltre 2,5 metri per un totale di 130 chilogrammi. Fra le curiosità locali: nel 2014 a Saronno in Municipio venne creata una scultura Lego con 86 mila mattoncini: era la riproduzione della torre di via Varese in scala 1:8.
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