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"La ragazza di neve": da bestseller a serie tv

Nel libro si chiama Kiera Templeton, ha 3 anni, e scompare nel 1998 a New York, durante la parata del Giorno del Ringraziamento. Nella serie tv la parata è quella legata alla sfilata dei Re Magi a Malaga nel 2010 e la bambina a cui il papà lascia la mano per acquistarle un palloncino e che scompare nella folla è Amaya Martín. Ma la storia è una di quelle che nessun genitore vorrebbe mai vivere: il proprio figlio o figlia che scompare nel nulla, basta una minima distrazione.
IL ROMANZO
La prima stagione della serie Netflix “La ragazza di neve” è già disponibile ed è tratta dall’omonimo romanzo bestseller del 2020, pubblicato in Italia nel marzo 2022 da Salani, di Javier Castillo, autore cresciuto a Malaga, i cui romanzi hanno ottenuto un enorme successo editoriale, sono in corso di traduzione in oltre 60 Paesi e hanno venduto più di un milione di copie. Joël Dicker lo ha definito «senza dubbio il nuovo fenomeno della letteratura europea».
LA TRAMA
Una storia che nel libro inizia nel 1998 e si trasporta a cinque anni dopo quando i genitori di Kiera, nel giorno del suo compleanno, ricevono una videocassetta che mostra una ragazzina che sembra la loro bambina. In tv Amaya viene rapita nel 2010 e la cassetta viene recapitata nel 2016 alla giornalista che della vicenda si occupa senza sosta dal momento della scomparsa della piccola. Si chiama Miren e sullo schermo ha il volto dell’attrice Milena Smit. Ma in entrambi i casi una storia che si rivela un rompicapo pieno di traumi, incertezza, speranza e dolore insieme.
E che alla vicenda della misteriosa scomparsa di una bambina unisce all’indagine della polizia quella della giornalista, parallela, profonda e pericolosa. Perché la sparizione della piccola si intreccia con la storia personale di Miren, in un gioco di specchi che lascia senza fiato, un viaggio oscuro pieno di elementi psicologici che ribalta le regole del thriller, muovendosi quasi in silenzio, così come non fa rumore la neve che cade. E che in quei silenzi, in quei giochi di sguardi e di occhi che ritornano sullo schermo, ma che in qualche modo entrano nell’anima del lettore anche nel libro, sembrano voler invitare a non lasciare che la neve copra ciò che è accaduto e potrebbe accadere. A non lasciare che un dolore irrisolto resti solo un ricordo.
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