ALÈ
Lasciamo in pace Messi e Maradona

«So' ragazzi» si usa dire. O forse no, forse ce lo si dimentica quando si vuole fare caciara inutilmente. I Mondiali del Qatar si sono chiusi e si è parlato quasi più delle mattane dei calciatori che non dei numeri da fenomeni che hanno compiuto sul campo. Ovviamente con i toni da condanna a morte tipici dell'opinione pubblica pallonara e non solo. Il primo a far saltare il coperchio è stato il portiere dell'Inter, Andrè Onana, praticamente cacciato dalla Nazionale del Camerun perché il commissario tecnico non apprezza il suo modo spregiudicato di interpreta il proprio ruolo. Ci sarebbe da chiedersi perché lo ha portato fino in Medio Oriente, ma è una domanda che nessuno si è posto perché la priorità era trattare il giocatore come uno psicopatico per poter fare titoloni sui giornali.
Non è finita, perché poi è stata la volta di un monumento come Cristiano Ronaldo sui capricci del quale si è ricamato oltre il lecito nonostante le smentite di tutti, magazzinieri compresi. E poi si è arrivati al gran finale quando in croce sono stati piazzati forse i due maggiori protagonisti del trionfo dell'Argentina, Lionel Messi e il portiere Emiliano Martinez. La “Pulce” è finita sotto tiro per non aver respinto l'invito dell'emiro Al Thani a indossare il bisht, tipico mantello che, per la cultura araba, non è l’equivalente delle manette come è stato fatto passare, bensì una delle massime dimostrazioni di rispetto e fratellanza. La saracinesca dell'Albiceleste invece ci ha messo del proprio utilizzando il premio vinto come miglior portiere per compiere un gesto volgare nei confronti della tifoseria francese che continuava a insultarlo. Apriti cielo, alla gogna! Se ne sono sentite di tutti i colori non solo sui social dove Martinez e Messi si sono sentiti fare la morale da gente che allo stadio grida “faccela vedè, faccela toccà” alla guardalinee. A far specie è la levata di scudi da parte di giornalisti e giornalai che, per criticare il mito del momento, si sono permessi di tirare in ballo il mito di sempre, Diego Armando Maradona, per parlare di senso morale. E, non ce ne voglia il Pibe, ma fa ridere già così. Paragonato tutta la vita a Diego, Messi se l'è trovato tra i piedi proprio nel momento dell'aggancio ai vertici della storia del calcio. «Lui non lo avrebbe mai accettato» hanno scritto e detto in tanti, sostenendo che l’ex campione che aveva sempre combattuto i potentati del calcio non si sarebbe sottomettesso all'emiro, dimenticandosi di dire che Maradona ha vissuto anni a Dubai ed è stato pure ambasciatore dello sport dell’emiro del luogo. Quindi probabilmente ha egli stesso fieramente indossato il bisht più e più volte mentre contava le banconote di stipendio e sponsorizzazioni prese in loco. E, se anche fosse vera l’immagine idilliaca di un Maradona nuovo Che Guevara, non possiamo permetterci di ipotizzare come sarebbe stato Dieguito se fosse cresciuto nel calcio di oggi anziché in quello di allora. Quindi non si tenti di tirare per la giacchetta Messi che è un figlio del suo tempo e che a 18 anni si è trovato ad essere un miliardario gestito da squali di ogni tipo. E lo stesso vale per Martinez, autore di una sciocchezza censurabile, ma pur sempre un ragazzo a sua volta in preda allo shock di una vittoria incredibile. Fossero nostri figli daremmo loro uno scappellotto ma saremmo assai più tolleranti nel giudicare il loro stato d'animo.
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