NATURA
I due innamorati si “accendono”
Tutti i segreti sulle lucciole

I più attrezzati avevano il retino con un lungo manico, quelli meno equipaggiati solo un barattolo di marmellata ormai finita che però andava benissimo lo stesso. Quasi tutti sulla porta di casa sentivano il monito della mamma «Mettiti il giacchetto che fa ancora fresco e non allontanarti troppo dal giardino!». E tutti, ma proprio tutti, avevano la voglia di andare all’avventura, in quel prato che allora e di notte sembrava un’enorme foresta piena di insidie, per trovare e raccogliere quelle lucine magiche che emozionavano illuminando le prime notti d’estate. Le lucciole sono le protagoniste di questo amarcord bucolico e quanti di noi oggi, quei bambini di allora, non restano ancora affascinati nel vederle fluttuare nel buio della sera. Questi insetti appartengono all’ordine dei Coleotteri, come i maggiolini e le coccinelle, e sono in grado di emettere luce grazie al fenomeno della bioluminescenza: le molecole di luciferina, presenti negli organi fotogeni, vengono ossidate da un enzima che si chiama luciferasi e durante questa reazione chimica gli elettroni prodotti diffondono luce. Di lucciole ne esistono duemila specie in tutto il mondo, in Italia circa ventun specie di cui quelle più comuni in Italia, che probabilmente questa sera faranno capolino nei nostri campi, sono la Lampyrisnoctiluca, la Luciola italica, la Lamprohiza splendidula e la Luciola lusintanica. Ma perché questi piccoli coleotteri sono bioluminescenti? C’entra con l’amore, o meglio, con il corteggiamento: per trovarsi al buio, infatti, sia i maschi sia le femmine - con intensità e frequenze diverse in base alla specie - emettono luce gialla o verde. Una volta capito che direzione prendere la coppia neo formata procede all’accoppiamento che darà uova, poi larve e infine l’insetto adulto. Ma se quando eravamo bambini, grosso modo una quarantina di anni fa almeno per chi scrive, ne vedevamo tante illuminare i nostri prati la loro presenza negli ultimi decenni è sensibilmente diminuita. Tra le prime cause c’è l’inquinamento luminoso che interferisce proprio con la caratteristica principale di questi animali: l’illuminazione urbana, domestica e industriale “oscura”, infatti, il loro mezzo di comunicazione e rende molto difficile agli individui trovarsi in un mondo ormai troppo rischiarato dalle luci artificiali. Anche l’uso di pesticidi in agricoltura, soprattutto quelli impiegati per disinfestare i campi delle lumache, sta minando la sopravvivenza delle lucciole perché le larve si nutrono proprio di questi invertebrati terrestri. E poi l’inquinamento atmosferico, il cambiamento climatico, la riduzione delle zone rurali: insomma, questi insetti brillano sempre meno, ma è da qualche anno che la sensibilità nei loro confronti e il desiderio di continuare a vederli ha portato diverse associazioni, parchi naturali, gruppi di naturalisti e appassionati a organizzare le “lucciolate”. Si tratta di appuntamenti al calar della sera in quegli habitat che accolgono ancora questi coleotteri, vere e proprie immersioni nella natura per assaporare uno spettacolo che ha affascinato gli esseri umani da sempre e a ogni latitudine. Per il ricco mondo folkloristico giapponese le lucciole contengono gli spiriti dei defunti e vengono cantate nei poemi come simbolo di passione e amore, per i Guaraní dell’Argentina è stato il dio supremo Tupã a crearle per vincere gli spiriti del male, per i Maya che le chiamano cocay sono protagoniste di leggende e miti, per i nativi americani sono emblema di conoscenza, per i cinesi rappresentano gli studenti che studiano di notte. Anche il nostro mondo le ha descritte e celebrate: Plinio il Vecchio le chiamava figlie delle stelle, il sommo Dante le paragonava alle anime dei dannati nel canto XXVI dell’Inferno e Pier Paolo Pasolini, nel 1975, denunciando la scomparsa delle lucciole attaccò la classe dirigente di aver promosso uno sviluppo indiscriminato inquinando campagne, città e lo stile di vita del Paese. Insomma, animali ricchi di significati, magia e che ora sono in pericolo come molti altri. E poco importava se la mattina dopo quel barattolo di marmellata, forse ancora un po’ appiccicoso, era pieno di piccoli insetti marroni senza alcun fascino. La sera prima ci avevano fatto vivere un’avventura meravigliosa.
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