TEATRO IL MAGGIORE
La commedia gialla con Lodo Guenzi

Commedia gialla senza tempo, fin dalla sua prima apparizione il 25 novembre 1952 all’Ambassadors Theatre di Londra, dove è rimasta in cartellone ininterrottamente per quasi settant’anni, “Trappola per topi” di Agatha Christie ha al Maggiore di Verbania un sergente Trotter con il volto e la voce di Lodo Guenzi.
L’eclettico componente della band Lo Stato Sociale, diplomatosi drammaturgo nel 2008 alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, nonché Premio Biraghi ai Nastri d’Argento e Premio Scintilla per il Miglior Esordio nel 2020 per il suo debutto al cinema come protagonista, è in scena oggi, mercoledì 16 novembre, con la regia di Giorgio Gallione.
LE PAROLE DI GUENZI
«Sono questo poliziotto che compare dopo quaranta minuti di spettacolo – si presenta Lodo -, quando la stanza è ormai chiusa, quando ormai nessuno può allontanarsi da quell’albergo perché fuori c’è una tempesta di neve, e che deve trovare la famosa soluzione del delitto. Ma, senza ovviamente raccontare nulla se qualcuno non conosce la trama, ci sono anche molti altri motivi per cui quel poliziotto si trova in quel posto».
L’ADATTAMENTO ITALIANO
Nella traduzione e adattamento di Edoardo Erba e con musiche di Paolo Silvestri, il dramma, che accoglie in un albergo clienti che hanno qualcosa da nascondere proprio nel giorno in cui si ha notizia di un omicidio appena avvenuto e con un altro delitto nell’hotel stesso, ha una trama e un racconto che, come sottolinea lo stesso Gallione nelle note di regia, possono essere vissuti come contemporanei. Con un plot incalzante e pieno di suspense e ironia. «Da questo spettacolo è legittimo aspettarsi, come direbbe Giorgio, il piacere di tramandare senza eliminare la gioia di interpretare – sottolinea Lodo Guenzi -. Ha un meccanismo scenico che funziona da settant’anni con otto maschere che hanno a che fare con relazioni della società di allora che sono portate nella società di oggi più sul piano del percorso emotivo che, appunto, di maschera sociale.
LA STORIA
Non c’è l’Inghilterra degli anni Cinquanta come sfondo, ma la storia di otto persone che hanno subito dei traumi e, come sempre accade, hanno scelto di indossare, per sopravvivere, maschere, spesso buffe, spesso grottesche, ma che in qualche modo rivelano la profonda inquietudine di questi individui che sono stati menati dai genitori, o menati dalle aspettative dei genitori, o menati dalle aspettative sociali. Che hanno, insomma, un passato che li rincorre». E tra questi personaggi che, nati nella loro epoca, ma, per usare le parole del regista nelle note, sono “vivi e rappresentabili oggi, perché i conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde sono quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole», la scelta di Lodo Guenzi come protagonista è, prosegue Giorgio Gallione, «emblematica, una promessa di imprevedibilità e insieme di esattezza». Come precisa eppure aperta all’invenzione e alla sorpresa è la potenza dell’opera della Christie.
Otto interpreti sul palco, e, al pari di un personaggio, la neve fuori, la tormenta che dà il senso dell’isolamento e della consapevolezza che il confine tra vittima e carnefice può essere superato in qualsiasi momento. “Intrappolando” anche il pubblico. Davanti al quale Lodo Guenzi ammette di sentirsi a proprio agio ogni volta, in ogni ruolo che assume quando è in scena, come attore, drammaturgo, o musicista. «Sul palco - confida - io ci salgo sempre tranquillamente, anche davanti a migliaia di persone. Perché è il posto dove sono più sereno».
© Riproduzione Riservata