ARTE
Lorenzo e Simona Perrone trasformano i libri in candide opere d’arte
I volumi destinati al macero vengono salvati e trasformati in pezzi da collezione, visibili in una mostra personale a Varese

Libri ovunque. Libri destinati al macero, pagine piene di vita e di parole che potrebbero essere sepolte per sempre, ricevono una nuova vita grazie a Simona e Lorenzo Perrone. I due artisti raccolgono libri usati nel loro studio di Milano, e li lavorano con acqua, colla e gesso ottenendo una materia prima su cui poi intervenire con altri materiali come vetro, vernice bianca, sassi, legno, filo spinato e creare delle vere e proprie opere d’arte. Nascono così i LibriBianchi: «Coperto di bianco ogni libro diventa icona di tutti i libri per rappresentare lo studio, la ricerca, il pensiero dell'essere umano, oppure la cultura, la presa di coscienza, la vita. Potrebbero sembrare sculture mute, ma non lo sono, urlano in silenzio per essere lette, come dice il Piccolo Principe, non con gli occhi, ma con il cuore», scrive la coppia di artisti. Il libro, mutato in scultura, diventa qualcosa di archetipico, un simbolo di cultura e conoscenza. Di bianco e di essenza è il titolo della prima mostra personale alla Galleria Punto sull’arte di Varese, a cura di Alessandra Redaelli. Gli artisti espongono sculture di grande impatto visivo ed emotivo, immergendo le sale della galleria varesina nel loro universo di pagine bianche. Il libro, scrive Alessandra Redaelli, «è quell’oggetto incantato capace di contenere in uno spazio ridotto l’intero mondo, il passato, la cultura, la storia, il pensiero». Nel candore dello spazio espositivo ci si muove tra le chiare sculture della coppia di artisti, e si scopre quanto i libri possano parlarci, della storia passata e del mondo attuale. Anche se bianchi. Anche se ormai privi delle parole che hanno portato un tempo. Così in Le parole che ho perso, le lettere precipitano dalle pagine per raccogliersi alla base del libro, come lacrime piante. Mediterraneo è invece un libro che diventa mare, profondo e mortale, come suggerisce il teschio che emerge dalle acque. Un tema attuale, affrontato non in modo didascalico, ma con la sapienza di una lingua antica, quella delle vanitas seicentesche e del memento mori. Un libro con le pagine mosse dal vento bucato da cinque fori, ricorda le cinque le pallottole che uccisero Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata per aver denunciato gli orrori della guerra in Cecenia, mentre libri dalla carta straziata da fori slabbrati da cui sgorga pittura color sangue fanno memoria delle troppe guerre. Poi ci sono libri che generano libri, all’Infinito, come il titolo di uno dei lavori più carichi di speranza, perché, come scriveva Francesco Petrarca, «i libri mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso».
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