ARTE
100 anni e due visioni a confronto

Cento anni fa, grazie all’intuizione della pittrice russa Marianne Werefkin (1860-1938) – affiancata da Ernst Kempter e Antonio Giugni Polonia - nasceva il Museo di Ascona.
Dapprima in un’aula scolastica del Municipio cittadino e in seguito nelle sale di Palazzo Pancaldi, concesse in affitto dalla Municipalità di allora. Si trattava di un museo “autogestito” e “autoalimentato” dagli artisti, sia quelli residenti ad Ascona che i colleghi e amici svizzeri e internazionali: tutti donavano opere al Comune, come espressione della propria “produzione artistica”, nell’intento di creare un museo vivo in difesa dell’autenticità soggettiva dell’artista creatore che, responsabilmente, si sarebbe presentato – scriveva Werefkin - non «come un commerciante con la sua merce», ma come un «donatore felice e che diffonde gioia».
In cambio gli artisti potevano godere di uno spazio in cui esporre. In occasione dei cento anni dalla fondazione del museo è allestita una mostra, a cura di Mara Folini, Ursina Fasani e Michela Zucconi-Poncini, incentrata sulla figura di Werefkin e sulle sue opere a confronto con quelle di Willy Fries (1881-1965), tra gli esponenti della vita culturale zurighese d’inizio secolo scorso.
Il dialogo inizia dallo scambio epistolare, proposto al pubblico per la prima volta, tra i due artisti: 12 lettere e 2 cartoline – conservate alla Fondazione Righini-Fries di Zurigo - scritte tra il 1921 e il 1925, da cui traspare la profonda convinzione della Werefkin sul valore educativo dell’arte e sulla necessità di essere artisti autentici e responsabili, “creatori e generatori di senso”.
Dal carteggio emerge anche il vivace clima culturale dell’epoca, in una cittadina animata dal fermento creativo di artisti e di intellettuali anticonformisti e originali che, riparati nella neutrale Svizzera, riuscivano a convivere con la popolazione del luogo, profondamente religiosa e tollerante. Un centinaio di dipinti presentano due mondi pittorici diversi, che si alimentano a vicenda: da un lato la maniera intensa e visionaria di Marianne Werefkin, esponente dell’espressionismo tedesco, tra le fondatrici del Blaue Reiter, poi di Der grosse Bär e tra i protagonisti dell’esperienza del Monte Verità; dall’altro il realismo ironico e vivo di Fries, che nei suoi ritratti racconta la società borghese in ascesa, le feste, gli spettacoli, la danza e gli eventi sportivi.
A suggellare l’amicizia tra i due artisti, che grazie a un amico comune vissero un intenso periodo di vicinanza e condivisione di idee e ricerca, in mostra è presente un ritratto di Marianne Werefkin, opera di Fries, che colpisce per lo sguardo intenso e vitale della pittrice russa, che nella comunità di Ascona trovò la forza per ricominciare a vivere dopo un periodo di indigenza e sofferenza.
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