TREKKING
Alla ricerca dei laghi perduti
Tanti suggerimenti per passeggiate in montagna

Laghi svuotati, tristi, dissetati e fiumi in secca, rinsecchiti e irriconoscibili stanno caratterizzando questo 2022 senz’acqua. Per cercare di riconciliarsi con la natura e andare laddove gli specchi d’acqua sono ancora intatti o quasi, bisogna alzarsi di quota e andare oltre i 2.000 metri, a caccia dei laghetti alpini. Se, infatti, in montagna anche alcuni bacini artificiali sono semi svuotati, quelli più piccoli e naturali, stanno ancora conservando la loro naturalità. Il motivo? Essendo così in alto, da una parte si sono scongelati da poco e, quindi, tra maggio e giugno hanno perso ben poca acqua, dall’altra stanno ancora ricevendo la (poca) neve disciolta che giunge dalle montagne che li sovrastano, unitamente all’acqua in arrivo dagli eventuali ghiacciai presenti a monte e dai temporali che, d’estate imperversano periodicamente tra tardo pomeriggio e sera. E così i laghi e i laghetti alpini, bacini d’acqua che spesso si specchiano nelle montagne circostanti e assumono colori che vanno dal verde smeraldo al blu più intenso, sono spesso mete irrinunciabili di una passeggiata estiva. I laghi alpini si dividono in due grandi categorie: quelli artificiali e quelli naturali: questi ultimi sono sicuramente da preferire perché non si vede l’intervento umano, ma anche molti bacini artificiali hanno il loro fascino. Basta trovare l’angolatura, la luce e la posizione giusta e tutti sono in grado di regalare delle foto ricordo da far schiattare dall’invidia gli amici e i follower.
A volte questi laghetti si trovano ai margini dei ghiacciai o tra le nude rocce, in altri casi invece sul fondo di qualche valletta. La loro estensione aumenta e diminuisce durante l’anno in relazione al disgelo, alle piogge, o al clima arido e asciutto. Ognuno di questi specchi d’acqua, nei quali si riflettono le vette circostanti, ha un suo fascino, una sua tipicità per forma, grandezza e colore. Alcuni sono molto piccoli oppure abbastanza accessibili, altri richiedono una lunga e faticosa camminata. Ma tutti, alla fine, ricompensano delle ore di cammino.
Ecco una carrellata dei più belli non troppo lontani dal Varesotto:
CUORE DI LAGO Il Lagh de Calvaresc è uno splendido laghetto nel Canton Grigioni che, se osservato dall’alto prende la forma di un cuore. Si parte dal paesino di Rossa in Val Calanca (1.050 metri) e si arriva al 2.250 metri, lungo una salita che dà poco respiro. Tre ore abbondanti, veramente toste. Ma, una volta, in cima, il cuore batte forte nel vedere come la natura possa regalare delle sorprese inaspettate: un lago a forma di cuore.
AMMIRAZIONE AL SABBIONE Un grande classico per chi ama la montagna è la zona della Val Formazza che va verso il Lago del Sabbione. Si tratta del bacino artificiale con la maggiore capacità di invaso del Piemonte e del secondo dell’intera catena alpina. Il lago si trova a una quota di 2.460 metri, è raggiungibile in poco più di due ore dal Lago di Morasco ed è dominato dalle punte del Sabbione, d’Arbola e dalla Corno di Ban. Intorno al lago sorgono diversi rifugi tra cui: il Rifugio Claudio e Bruno, il Rifugio Somma Lombardo e il Rifugio 3A. Volendo si può compiere anche il mega giro, inaugurato l’anno scorso, verso le bianche Guglie del Lebendun e il Lago Vannino, dove, chiaramente, emergeranno alla vista tanti altri laghetti.
DOLOMITI A DUE PASSI Uno scenario dolomitico si può trovare a due passi da Varese. Basta recarsi a Rodi, prendere la cabinovia e salire al Lago Tremorgio. Da qui si deve proseguire per un paio d’ore verso la Capanna Leit e l’omonimo lago, magari allungando dal Passo Campolungo. Con il Pizzo del Prevat a sormontarlo, il Lago Leit, visto dall’alto del sentiero che prosegue verso la Capanna Campo Tencia, è uno dei luoghi più belli delle Alpi.
LAGHI INFINITI In pochi chilometri si trovano decine di laghi e laghetti di ogni forma, colore e dimensione. La zona del Naret e di Robiei, tra Val Bavona e Val Lavizzara, è uno spettacolo della natura. Qui si possono costruire passeggiate di ogni tipo, dalle 3 ore ai 4 giorni, su sentieri anche non troppo difficili, sormontati da quel che resta del ghiacciaio del Basodino.
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