CASA
Cercate il relax? Prendetevi l’alga palla

La forma è quella di una piccola palla. Di una biglia, termine che, in giapponese, compone il suo nome: Marimo. Da “Mari”, che significa appunto “biglia”, e “Mo”, che è un termine che indica le piante che crescono in acqua. Nome che a questa “algapalla” o “biglia d’acqua” scoperta all’inizio dell’Ottocento fu dato, alcuni decenni dopo, dal botanico giapponese Tatsuhiko Kawakami. Noto anche come palla di Cladophora, palla di muschio o palla di lago, il Marimo è considerato un simbolo di amore, affetto profondo, rispetto e stima. Attorno a questa alga esiste un’antica leggenda giapponese: una coppia di innamorati, lei figlia di un capo villaggio, lui di origini umili, il cui amore era ostacolato dalle famiglie, in particolare dal padre della ragazza, si rifugiarono sulle rive del lago Akan, vicino al monte Meakan, per vivere felici sfuggendo al destino che li avrebbe tenuti separati.
E proprio in Marimo furono trasformati i loro cuori, per poter vivere insieme uniti per l’eternità. Presto queste buffe alghe tonde comparvero anche sulla superficie del lago. Da qui il significato di amore, quando il Marimo viene donato tra innamorati, ma anche di amicizia profonda. E amore e amicizia eterni, dato che quest’alga in natura può vivere anche duecento anni. Una lunga vita che caratterizza il Marimo anche quando è curato in un vaso in casa, dove può addirittura riprodursi. Lunga vita, ma vita “da bradipo”, almeno nella crescita che è lentissima: i Marimo crescono al massimo di cinque millimetri ogni anno.
Ma donano danze. Quando infatti le condizioni di ossigenazione e illuminazione sono favorevoli, la fotosintesi che sviluppano crea bollicine di ossigeno che restano intrappolate nella loro peluria e li fanno galleggiare e muoversi, proprio come se stessero ballando. Prendersi cura di un Marimo in casa non è così complicato, ma richiede molta delicatezza: vive in acqua dolce, con cui va riempito il barattolo dove lo si fa vivere, e che deve essere chiuso, mentre va evitata l’acqua distillata che non contiene gli elementi nutritivi di cui quest’alga ha bisogno. Ogni tanto si può aggiungere un po’ di acqua frizzante, che fornisce maggiore anidride carbonica da trasformare in ossigeno, permettendo al Marimo di danzare maggiormente.
Ma il consiglio è di non esagerare, perché l’acqua frizzante causerebbe un movimento più facile, ma innaturale e che potrebbe alla lunga portare l’alga a soffrire e a sfaldarsi. L’acqua va cambiata ogni settimana- dieci giorni ed è importante che il barattolo che li accoglie sia ben pulito sulle superfici interne, eliminando con un panno i residui di impurità e di calcare. L’alga va pulita con delicatezza, passandola sotto un getto non troppo violento del rubinetto e strizzandola per togliere le parti morte, ridandole poi la forma di palla. Particolari condizioni di “stress”, o anche un getto troppo forte sotto l’acqua del rubinetto, può provocare la “rottura”, l’apertura del Marimo: questo significa che si è alterato il suo normale stato di salute, ma prima di farsi prendere dal panico lo si può legare con filo di cotone senza stringere troppo, come se fosse un pacchettino.
Vanno sistemati in una zona luminosa, ma non alla luce diretta del sole, possono stare in un acquario, ma non con i pesci rossi, che li mangerebbero, mentre possono vivere con i gamberetti che li utilizzano come nascondiglio. Luoghi naturali di colonie di Marimo sono in Giappone il già citato lago Akan nell’isola di Hokkaido, ma anche il lago Myvatm in Islanda, oltre a Estonia, Siberia e Austria. Dal 1921 protetti in Giappone, dove sono considerati tesoro nazionale per il loro valore storico e simbolico, regalarli ha un significato forte nel senso dell’unione di affetto tra persone. Ed è anche un simbolo portafortuna.
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