CURIOSITÀ
La nascita del Rock and Roll

Il 20 maggio 1954 uscì negli Stati Uniti Thirteen Women, un 45 giri di Bill Haley & His Comets.
Haley, 29 anni, corpulento, un po’ strabico e con un curioso ricciolo sulla fronte, aveva lasciato la famiglia a 15 anni per cantare con una band di musica Country.
Poi si era dedicato a un nuovo stile: una sorta di Rhythm & Blues assai veloce, ma suonato dai bianchi.
Il gruppo non era sconosciuto: l’anno prima, la loro Crazy Man, Crazy aveva ottenuto un discreto successo, così il 12 aprile Haley e «le comete» erano rientrati nello studio di registrazione a New York.
«Ci vollero quasi tre ore per inciderla: ora però mancava il lato B e il gruppo aveva a disposizione solo 40 minuti. Nei concerti, Haley cantava un pezzo di Max Freedman e James Myers, che mandava letteralmente in estasi i ragazzi.
Il titolo: Rock around the Clock».
Decisero di provarci. Non male la prima versione, ma la musica sovrastava la voce di Bill.
La rifecero e poi misero insieme le tracce migliori.
In mezz’ora il disco era pronto.
Nondimeno, Thirteen Women vendette «solo» 75 mila copie.
Un risultato rispettabile, ma certo non destinato a passare alla storia.
Una di quelle copie, però, finì in casa di Peter Ford, un ragazzino di 10 anni, che ne rimase letteralmente folgorato.
Suo padre, il famoso attore Glenn Ford, stava per girare Blackboard Jungle, «Il seme della violenza».
Nel film, un professore, Ford, appunto, aveva a che fare con la violenza di una scuola di periferia.
Ma alla fine riusciva a trasmettere ai teppisti la sua forza morale e i principi di una società stabile e ordinata, naturalmente guidata dagli adulti.
La trama aveva quindi intenti pedagogici, e voleva denunciare le degenerazioni degli adolescenti.
Comunque, proprio nella scena iniziale il professore si incamminava nel cortile della scuola mentre alcuni ragazzi lo scrutavano con occhi torvi e altri ballavano sulle note di Rock around the Clock. Probabilmente, vuole la leggenda, Ford, dopo averla sentita grazie al figlio, aveva convinto gli autori a inserirla.
L’idea, insomma, era di associare quella nuova e strana musica con la dissolutezza e la violenza giovanile.
D’altra parte quella canzone di poco più di due minuti, semplice, scarna e anche ingenua, era irresistibile e trasmetteva una gran voglia di danzare e di divertirsi.
«Altro che denuncia: in breve in tutti i cinema d’America all’inizio del film i giovani si alzavano, ballavano sulle sedie e nei corridoi, cantavano. Una eterogenesi dei fini e uno scandalo: in alcune sale fu tolto l’audio ai primi minuti. Gli psicologi tentarono di spiegare quel fenomeno sociale e culturale: un isterismo dovuto al desiderio represso di ballare fu una delle diagnosi. Per altri, invece, si trattava solo di una moda effimera, destinata a scomparire presto».
Invece, il disco rientrò in classifica, il 9 luglio 1955 raggiunse il primo posto, vi rimase per otto settimane e in un mese superò il milione di copie vendute.
E, prima di Elvis, Haley diventò un idolo, accolto ai concerti da scene isteriche e svenimenti:
un giornale britannico coniò per lui il termine fantabulus, un miscuglio tra fantastico e favoloso.
Era nato il «Rock and Roll», con tanto di Dichiarazione di Indipendenza:
Rock around the Clock.
Alla base, però, una domanda: il Rock era la musica dei violenti, dei disadattati e degli irrecuperabili, o dei ragazzi allegri e teneri che volevano solo divertirsi?
Certamente per molti rappresentava un simbolo di ribellione e conteneva una sorta di imprinting affascinante, «pericoloso» e anticonformista.
«Ma ballare il Rock era soprattutto liberatorio, uno sfogo di gioia e di speranza in un futuro luminoso e felice, in una società compressa dal puritanesimo e dal maccartismo».
Un patrimonio di tutti, quindi: quella canzone segnò la cultura giovanile per sempre, se anche Frank Zappa la definì «l’Inno nazionale degli adolescenti».
Insomma, «prima di Elvis c’era il nulla» aveva sostenuto John Lennon.
Si sbagliava, prima c’erano stati Bill Haley & His Comets
E Rock around the Clock.
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