ENDORFINE ED EUFORIA
La terapia della risata

L’homo sapiens è anche homo ridens. È la risata una delle caratteristiche che ci distingue dagli altri animali, che anche nel caso in cui ci paiono ghignare senza freni, come per le iene, stanno in realtà emettendo i versi tipici di determinate stagioni come quella degli amori. C’è di più. Per l’uomo, il riso può essere una terapia che risveglia il buonumore e rimette in sesto il fisico. Oltre a essere una delle basi della nostra socialità. Insomma, ridere fa bene in tutti sensi ed è forse una delle cure più semplici e sottovalutate che ci siano.
Si conoscono bene le aree del cervello interessate, ma quale sia la scintilla interna che genera l’impulso alla risata rimane un mistero. Si può tuttavia affermare con certezza che per l’uomo ha rappresentato uno scarto nella scala evolutiva, un meccanismo per superare le proprie paure primordiali. Ridere delle nostre preoccupazioni e ansie è da questo punto di vista un passaggio verso la consapevolezza, la fiducia in se stessi e lo sviluppo dell’intelligenza. E dell’umorismo. Eppure, la risata sembra anche essere qualcosa di innato, se è vero che i neonati ridono per la prima volta all’età di due mesi, mentre a quella di tre, quando hanno ormai imparato a identificare le espressioni facciali di rabbia, felicità e timore, preferiscono soffermarsi sui volti sorridenti. Sono proprio queste relazioni positive a fortificare il legame tra bambino e genitori, permettendo al piccolo un percorso cognitivo più solido. Perché appunto, come assicura lo studioso Robert Provine, la risata è una struttura sociale che crea interrelazioni attraverso il libero flusso delle emozioni. È insomma un elemento di sintonia e di condivisione tra individui che stanno comunicando il proprio reciproco benessere dello stare assieme. Non a caso si ha il 30% di possibilità in più di ridere quando siamo in compagnia rispetto a quando siamo soli, così come si sorride più facilmente per situazioni spontanee rispetto a quelle organizzate. Un gruppo di scienziati dell’Università del Maryland ha inoltre scoperto che siamo portati alla risata in modo più deciso e genuino quando raccontiamo noi stessi una barzelletta invece di quando la ascoltiamo da qualcun altro. È nell’ambito di questa ricerca che è stato stabilito un Quoziente Umoristico, il valore che misura la predisposizione di una persona al riso.
E quindi, che cosa ci succede quando si ride? Uno stimolo prodotto nel talamo, la zona cerebrale che si occupa del funzionamento dei sistemi sensoriali, attiva determinati muscoli facciali. Ma non solo: subito dopo vengono azionati i muscoli di varie parti del corpo. Cervicali, addominali, persino pelvici. E da questa ginnastica dell’umorismo si traggono numerosi benefici. Dopo 10 minuti di risata incondizionata, l’organismo rilascia endorfine che aumentano l’euforia. Si abbassa anche il livello di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, garantendo un miglior umore e un argine alle arrabbiature. Ridere favorisce poi una respirazione più sana, pari a quella che otteniamo dopo un quarto d’ora di cyclette. E c’è chi dice che l’ilarità possa sostituire in parte un buon numero di esercizi addominali. Di conseguenza, ne risentono con efficacia la circolazione sanguigna e linfatica, nonché la digestione e il transito intestinale, dato che il massaggio agli organi interni dovuto al riso facilita la peristalsi. Si rinforzano le difese immunitarie grazie alle immunoglobuline A e G e persino la pelle appare più soda e rosea.
La salute fisica va di pari passo con quella psicologica. A lungo tenuta alla larga dagli ospedali, la risata ne è entrata ormai a far parte a tutti gli effetti. Oltre alla clownterapia, inventata negli anni Ottanta dal medico americano Hunter “Patch” Adams, negli ultimi tempi anche la psicoterapia ha notato i suoi effetti benefici, soprattutto quando i pazienti hanno alle spalle rapporti in cui l’altro non ha dimostrato sufficiente affetto verso di loro. Un’alleanza che non pone solo le fondamenta di un percorso clinico proficuo, ma è innanzitutto un antidoto all’isolamento. A detta dei comici, è questo infatti il più grande nemico della risata.
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