BRIVIDI E REFRIGERIO
L’effetto doccia delle cascate

Bere tanta acqua, non uscire di casa nelle ore più calde e… cercare una cascata per rinfrescarsi. In questi giorni di caldo africano, si stanno tentando tutti i metodi per cercare di alleviare l’effetto Sahara. C’è chi va a letto dopo mezzanotte, chi mette il condizionatore a palla e chi cerca qualche angolo del Varesotto dove si possa stare meglio. A volte bastano infatti pochi gradi in meno dove passare qualche ora nei momenti più caldi per superare l’ondata infernale. La natura in tal senso offre molti spunti e, oltre ai laghi e alle montagne (anche se, in questo caso, bisogna andare perlomeno oltre i 1.500 metri), le cascate sono un altro luogo ideale per chi cerca un minimo di refrigerio. In Lombardia e nel Varesotto ce ne sono tantissime anche se, vista la siccità del 2022, sicuramente non si presentano nel loro massimo splendore. Tuttavia, tra l’acqua che scorre con la sua inconfondibile musica sulle rocce e le pozze che solitamente si creano sotto, questi “salti” sono decisamente apprezzati.
Per chi volesse visitare una cascata, va innanzitutto rimarcata la questione della sicurezza. Talvolta questi luoghi si trovano in posti un po’ impervi e scoscesi quindi, per raggiungerle, bisogna necessariamente indossare delle calzature adeguate come gli scarponi da montagna e avere la massima prudenza nell’accesso. Se c’è un sentiero ben tracciato non dovrebbero esserci problemi, ma se bisogna zigzagare tra massi e rocce, meglio avventurarsi soltanto in base alle proprie capacità tecniche. In tal senso, per esempio, si ricorda che le tre cascate di Cittiglio, tra le più belle del nostro territorio, sono purtroppo chiuse, in attesa di una sistemazione degli accessi che, si spera, possa avvenire presto. Inoltre, nel caso di bagnetto nella pozza che solitamente crea la cascata alla sua base, si sconsiglia “l’effetto doccia”, vale a dire quello di stare al di sotto del getto in arrivo dall’alto, perché qualche sasso potrebbe sempre cadere. Detto questo, ammirare i disegni dei rivoli d’acqua di una cascata e lasciarsi cullare nell’idromassaggio naturale delle pozze sottostanti, rappresenta una goduria infinita. Basta chiudere gli occhi, sentire la cascata spumeggiante immersa in una piccola valle boscosa e piena di fiori, dove il principale protagonista è proprio il tintinnio dell’acqua.
A proposito di cascate, da qualche anno nel Varesotto si è sviluppata una disciplina legata ai corsi d’acqua di montagna e alle cascate. Si tratta del torrentismo o, in inglese, canyoning, ovvero uno sport acquatico che consiste nella discesa di strette gole (o canyon o forre) percorse da piccoli corsi d’acqua, tipicamente torrenti, con buona portata d’acqua. A differenza di altri sport acquatici, con cui spesso viene confuso (rafting, kayak, hydrospeed, o canoismo), a causa dell’assonanza con canoeing, il torrente si percorre a piedi, senza l’ausilio di gommone o canoa. L’ambiente in cui si svolge, comunemente detto forra, è un percorso che si svolge all’interno di gole profondamente scavate nella roccia, caratterizzate in genere da forte pendenza; gli ostacoli sono quindi costituiti da cascate, salti di roccia, scivoli, corridoi allagati, laghetti. È quindi impossibile la progressione a ritroso e l’uscita dal canyon avviene solo al suo termine o in corrispondenza di scappatoie, se presenti. Questa attività, che solitamente si svolge in gruppo non va necessariamente considerata come uno sport estremo: esistono infatti percorsi di varia difficoltà, dai più semplici canyon d’iniziazione ai percorsi estremi invernali. Con la giusta preparazione tecnica e atletica e un po’ d’esperienza, si può godere in tutta sicurezza della bellezza di luoghi incontaminati e del piacere di uno sport praticato all’aria aperta. Il primo uomo che approcciò questi ambienti con mentalità “torrentistica” fu il grande speleologo francese Édouard-Alfred Martel che, negli anni a cavallo fra XIX e XX secolo, compì alcune imprese straordinarie quali la traversata della grotta di Bramabiau nella Tarn o la discesa del canyon del Verdon, allora non regolato dalla presenza delle dighe che attualmente ne limitano la portata. Mentre in Italia quest’attività iniziò ad affacciarsi attorno agli anni Novanta. Info caivarese.it.
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