LA NARRAZIONE
Quando i libri si sentono soli

La partenza e l’arrivo sono un “appunto di quattro pagine scritto con una Tratto Pen rossa” che un padre lascia a suo figlio poco prima di morire: una mappa per orientarsi nella “loro” biblioteca, migliaia di volumi raccolti a partire dal nonno. Un appunto che sembrava perso e che è stato ritrovato alla fine del percorso che ha creato tutto quello che sta in mezzo e che si intitola I libri si sentono soli (La nave di Teseo), la stupenda narrazione in cui Luigi Contu, direttore dell’Ansa, intreccia storie di libri a una storia familiare e a quella d’Italia. A raccontare sono proprio i libri che l’autore incontra in una cassapanca e in scatoloni liberando la biblioteca di famiglia durante un trasloco.
«Inizialmente – spiega Luigi Contu – l’idea era quella di raccontare i libri: ero affascinato da questi scatoloni e dalle cose che mi stavano venendo addosso e iniziare a vederli, ad aprirli è stato il primo stimolo. Mi hanno fatto venire la voglia di provare a raccontarli: poi mi sono reso conto che seguivano un po’ il percorso della vita di mio nonno. Non conoscevo la sua attività in guerra, sapevo che l’aveva fatta, ma non ne avevo un racconto dettagliato. E mentre prendevo appunti sui libri, mi rendevo conto che c’era un filo cronologico e storico, ma trovavo anche pezzi d’affetto, lettere, quaderni. Così si è dipanata una storia che ha tre livelli che si sono concatenati: la famiglia, l’Italia e i libri». I libri che fanno la storia di questo libro. E che dimostrano di avere loro stessi una vita, proprio come a Luigi diceva suo padre Ignazio, giornalista parlamentare, aggiungendo che se li si lascia “abbandonati sugli scaffali per troppo tempo si intristiscono”, e come ricordava il nonno Rafaele quando affermava che “i libri si sentono soli”, proprio “come noi”.
La storia del nonno si intreccia a sensazioni, pensieri, aneddoti familiari, legandosi ai libri della biblioteca e alla storia italiana e universale, con anche riferimenti all’attualità. E con un lavoro di documentazione fortissimo. «All’inizio – prosegue Contu – era molto più descrittivo, meno intimo, meno raccontato, poi c’è stato uno sblocco. Non ero esperto di Ungaretti, Marinetti, Valery, mi sono ristudiato la prima Guerra mondiale. Ma questa chiave mi è piaciuta, mi sono anche divertito. Per un certo periodo della mia vita non ho più letto romanzi: questo trasloco mi ha obbligato a tornarvi, a tornare addirittura sulla poesia. Ed è stato un regalo pazzesco». Negli scatoloni, di storie, ce ne sono ancora tante: adesso, però, assieme al libro c’è una mostra, attualmente a Fano fino al 7 agosto, e che lo rende “visibile” attraverso documenti, foto, oggetti.
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