SOTTO LE STELLE
Una notte in tenda

Passare una notte in tenda, illuminati soltanto dalla Luna e dal chiarore delle stelle, circondati dalla natura incontaminata e lontano dai rumori della «civiltà» è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita. Per chi ama quel pizzico di avventura in più e non cerca le comodità a tutti i costi, si tratta di un sogno tutto sommato semplice da realizzare ma, si badi bene, come avviene per le altre esperienze all’aperto, serve preparazione, attenzione e ci sono chiaramente delle norme da rispettare che, per esempio, definiscono o meno la possibilità di piazzare le proprie tende per la notte. Fare campeggio libero in Italia è infatti vietato assolutamente e ovunque, ma non tutto è perduto e un modo per dormire in tenda nella natura senza andare in campeggio c’è. Insomma quell’immagine della tenda a bordo lago o in un prato di alta montagna, le stelle nel cielo e l’alba da ammirare in solitudine non è un desiderio realizzabile in pochi Paesi del Nord Europa che invece il campeggio libero lo consentono praticamente sempre. Si può fare anche in Italia, basta che non ci si piazzi nello stesso posto, al di fuori di un’area attrezzata per più notti. Il motivo? Montare una tenda al tramonto per riprendere il cammino al mattino rappresenta più un «bivacco» e non un campeggio, perché si tratta di una sosta all’aperto, di breve durata. Questo tipo di avventura presenta diversi vantaggi: è economico e consente di decidere liberamente dove fermarsi e trascorrere la notte. Ciò permette di essere indipendenti e di godere appieno della natura e, se si è fortunati, di avere un contatto ravvicinato con gli animali che «popolano» la notte nelle aree verdi. In questo modo, inoltre, si può soggiornare in un posto che piace particolarmente, di cui ci si è innamorati durante un’escursione, oltre a sperimentare un senso di libertà, venendo magari accompagnati dai propri figli, dal partner o dal cane, per vivere un’esperienza in condivisione che resterà nel cuore. Tuttavia, ci sono anche degli svantaggi: non ci saranno a disposizione né allacciamenti elettrici, né servizi igienici e gli incontri con gli animali, anche se quasi sempre non succede niente, potrebbero riservare risvolti non sempre piacevoli soprattutto per chi è un po’ timoroso e “scatta” a ogni minimo rumore, verso o avvicinamento inaspettato. Visto che, per il bivacco, l’ideale è di sostare in luoghi remoti ed evitare di campeggiare in vista di sentieri, strade o case, automaticamente a ciò consegue il rischio di trovarsi in posti isolati dove, in caso di necessità, sarebbe difficile poter chiedere aiuto. Anche in questo caso, difficilmente succede qualcosa di grave, però bisogna sempre attrezzarsi con un “piano” di emergenza per eventuali soccorsi. Niente di più e niente di meno di quando si compie un’escursione in montagna. Tornando agli aspetti normativi, le leggi regionali spaziano da divieti chiari di campeggio libero a un’assenza totale di disciplina sul tema. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Sardegna vietano esplicitamente il campeggio libero e quindi si può campeggiare solo nelle aree attrezzate appositamente previste. Nelle restanti regioni il consiglio generale è contattare il Comune in cui si desidera bivaccare, informandosi delle disposizioni vigenti. Nella maggior parte dei casi basterà inviare una richiesta di autorizzazione al sindaco per ottenere il permesso di un bivacco flash. Situazione particolare è rappresentata dai regolamenti del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta. Nel primo caso sono vietate le soste con le tende in prossimità di agriturismi, alberghi e strutture ricettive che ospitano i turisti. Il campeggio libero è ammesso se il bivacco che non supera le 24 ore (in aree non sottoposte a divieti espliciti) e nel caso di insediamenti destinati a ospitalità occasionale e gratuita concessa dal proprietario o dal possessore dell’area posta in stretta vicinanza alla sua casa. In Valle d’Aosta il bivacco è consentito solo al di sopra dei 2.500 metri di altitudine, dal tramonto all’alba. Vietato però nelle zone dei rifugi e in tutta l’area protetta del Parco nazionale Gran Paradiso.
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