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Pagella: la resa dei conti è qui

Un diminutivo. Etimologicamente, infatti, è semplicemente una “piccola pagina”. Dal termine latino “pagina”, appunto. Una piccola pagina che da sempre ha però un grandissimo significato, una piccola pagina che è spesso l’oggetto maggiormente temuto dagli studenti e dalle studentesse di tutto il mondo.
La pagella, come la intendiamo nella sua funzione valutativa oggi, è stata però introdotta nel 1783 dall’imperatore austriaco Giuseppe II. E da allora ha cambiato aspetto, modalità per riportare le valutazioni, che fossero voti, lettere o giudizi. Ma è sempre attesa con un forte batticuore. Arrivata in Italia a metà Ottocento e introdotta ufficialmente in tutte le scuole nel 1926, quando però erano le famiglie a doverle acquistare dal tabaccaio al costo di 5 lire, la sua consegna “concreta” è un ricordo di tutti i bambini e le bambine, soprattutto quando si parla della prima pagella. Ma la tradizionale consegna del “pezzo di carta” con le valutazioni conclusive di questo anno scolastico vissuto per metà in piena emergenza coronavirus con l’adozione della cosiddetta “didattica a distanza” non ci sarà.
Vero che moltissime scuole, non solo superiori, ma anche elementari e medie, hanno da tempo adottato la forma online, dunque virtuale, della pagella, ma soprattutto per i genitori alle prese con la prima dei loro bambini che hanno iniziato la scuola quest’anno forse questa “tradizione” mancherà un po’.
«È vero che non ci sarà la tradizionale consegna della pagella dove ancora avviene non online, così come non ci saranno momenti di passaggio in presenza - ammette lo psicologo Filippo Mittino -. Ma la cosa importante è pensare a modi alternativi per “chiudere” l’anno scolastico, trovando aspetti differenti. Ci sono cambiamenti, ma non perché non è importante fare tante cose in presenza, ma perché c’è una situazione di emergenza. E va affrontata come momento di crescita, non lamentandosi, ma facendo qualcosa di diverso».
Un parere condiviso anche da Raffaella Pasquale, psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza. «A parte il fatto che la pagella online è normalissima in tante scuole - commenta -, dove non lo è diventa in questo momento una nuova modalità. E i bambini ne saranno contenti se vedono i genitori contenti: la ritualità della consegna in questo senso è più un’attesa dell’adulto e delle reminiscenze della sua infanzia. Vero che in generale necessitiamo di cornici e di routine, soprattutto quando un elemento traumatico come l’epidemia li ha fatti saltare. Ma nel ricostruirli abbiamo la possibilità di ripensarli».
Fermo restando che la pagella è sempre qualcosa di importante. «Dal punto di vista pedagogico la pagella è un momento particolare che deve esserci - sottolinea la pedagogista clinica e insegnante di scuola primaria Miriam Salladini -. Il bambino la aspetta, si è messo in gioco e attende i risultati. Credo che anche i più piccoli vivano comunque positivamente una consegna virtuale: i bambini e i ragazzi oggi sono molto tecnologici e questo aspetto permette loro di vedere la pagella attraverso un modo nuovo e a loro congeniale come è appunto quello della tecnologia».
Certo, il discorso legato alla pagella come valutazione è sempre un argomento molto delicato e lo diventa ancora di più in un momento in cui tutto avviene attraverso il pc. Perché il discorso pagella ai tempi del coronavirus rimette in gioco tutto l’aspetto della valutazione. Tenendo presente che non sempre il risultato in sé è reale, ma può avere avuto un grande suggerimento da parte di mamma e papà. «Dare un numero riassuntivo a un bambino è complicato – ammette Salladini -. Quest’anno, con la didattica a distanza, si parla di una valutazione formativa, che prende in considerazione la formazione giorno per giorno con il feedback dell’impegno, della partecipazione: non è, questa volta più che mai, mera valutazione di un compito restituito, ma comprende tanti aspetti, anche il coinvolgimento delle famiglie. Resta comunque il fatto che il discorso legato alla pagella è molto sentito dai bambini, la aspettano quasi come una “resa dei conti” del lavoro e dell’impegno durante l’anno».
Fiducia e collaborazione, più che controllo sembrano dunque essere le parole chiave. «È cambiato ciò che viene valutato - aggiunge Mittino -, per la prima volta non solo le prestazioni e il rendimento, ma anche la partecipazione, l’essere presenti. L’idea di esserci. La cosa positiva è l’aver investito sulla relazione e sulla sua importanza».
Arrivando, dove la didattica online ha funzionato ed è stata vissuta come momento di crescita da entrambe le parti, a creare una sorta di patto tra docenti e studenti. «È come se gli insegnanti fossero andati a casa degli alunni – conclude Pasquale -, rendendoli più attivi e autonomi. E i ragazzi l’hanno capito».
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