CONCERTI
Renato Zero in tour per l'Italia

«Non mangio verdure, ma ho conosciuto carciofi, zucchine, cetrioli, ravanelli… Con tutti quelli che mi hanno tirato, potevo diventà ortolano». Un Renato Zero che riflette anche con l’ironia, addosso una giacca lunga che “parla” dei Beatles e che ha disegnato Stella McCartney, non si risparmia fin dalla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo tour. Anticipando la generosità con cui ancora una volta, dal 7 marzo, coccolerà i suoi sorcini in ventitré tappe lungo dieci città, fermandosi per ora a Eboli, «come Cristo», sorride, ma con nel cuore la grande voglia di «accarezzare il mio sud», carente di strutture, ma che potrebbe «abbracciare anche nelle piazze».
LE TAPPE
Da Firenze a Conegliano, da Torino a Mantova, da Bologna a Milano, Livorno, Pesaro, Roma, fino a maggio Renato Zero porta per l’Italia il suo “Zero a Zero - Una sfida in musica”. Che annuncerà pure una partenza con “palla al centro”, ma che non è detto si accontenti di un pareggio nel confronto, ancora una volta, delle due grandi anime del cantautore, quella privata e quella pubblica, quella di Renato e quella di Zero. «Un nuovo confronto e verifica – spiega -: siamo in due ad avere la necessità di ristabilire le quote parti. E per cercare dentro di me se ho qualcosa che ho dimenticato e non ho detto. Nessun ripensamento: andiamo avanti sempre in ottimismo alto e con la voglia di cantare. Ma il rintocco dei 72 anni mi suggerisce di non sprecarmi più in ipotesi, ma di andare sempre dritto, con responsabilità per il pubblico che mi è sempre stato vicino». E per lui, che non ha mai usato il palcoscenico come delimitazione, ma che frequenta la vita anche nei luoghi più comuni, le strade, i supermercati, si tratta ancora una volta, e forse ancora più di prima, di sfruttare ogni momento per «guadagnarsi abbracci, sorrisi e musica».
GLI INEDITI
Il nuovo tour proporrà canzoni note, ma anche qualche inedito, avrà l’Orchestra di Franciacorta in video e audio e si aprirà a ospitare artisti amici sul palco. «Io e Zero – prosegue il re dei sorcini - stiamo tirando le somme, è arrivato il momento di mettere le carte in tavola. Nei giorni del tour succederà qualcosa di molto importante tra Zero e Renato, ma non lo voglio anticipare: sarà come quando si ha un ospite in casa, ti ci abitui, ma poi arrivi a un bivio e ti chiedi se devi ancora sopportarlo o se puoi farne a meno». Ma sempre con una certezza: anche attraverso la trasgressione, si è sempre guardato dentro, ha voluto sempre essere credibile. Come un impegno verso il pubblico che glielo ha sempre permesso, raccogliendo «la mia felicità e anche i miei disappunti».
UN TOUR “DIVERSO”
Reduce da un settembre di sei grandi spettacoli che non sono stati solo concerto al Circo Massimo di Roma, Zero ha però deciso di offrire ora un tour diverso: «Ho scartato l’ipotesi di portare in giro quanto fatto al Circo Massimo. Per onestà professionale, e perché sono fatto a modo mio e, dopo il meraviglioso riscontro di pubblico e di critica e dopo che lo spettacolo ha avuto passaggi in tv, ho voluto chiudere una parentesi con la volontà di un tour vero. Ho scritto lo spettacolo “Zero a Zero” dove mi metto anche nella condizione di analizzarmi, che è un esercizio che mi farò e che consiglio a tutti. Perché ci sono buone ragioni per fermarsi dal frastuono e parlare con quel piccolo essere dentro di noi, che lo si chiami coscienza o alter ego: bisogna buttarci un occhio e dirgli che gli vogliamo bene, che ci serve». Acchiappando ogni “se”: perché anche un lavoro che si muove «nella bellezza di sentirsi amato» può crearti momenti di solitudine «che ogni tanto bussa alla porta e che è una solitudine attiva, non passiva, una solitudine che lavora, che mi dice di pensare un po’ a me, di comporre magari quel numero che non faccio da troppo tempo». E anche in una frase così c’è quello che Renato Zero dice di essere, quando afferma che «io non voglio essere un cantante, ma un interprete della vita, dei sentimenti, del disagio, dell’amicizia».
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