SCUOLA DI SOPRAVVIVENZA
«Dai, perdiamoci nel bosco»

«Avevo paura del buio, ora compio delle attraversate in solitaria, di notte, nella natura». Come può cambiare la vita, ribaltarsi completamente, oscurare le nostre paure e, semplicemente, viverla. Com’è successo a Michael Bolognini, l’esploratore prealpino che oggi è uno dei volti più noti dell’avventura italiana. Non solo perché egli stesso è un avventuriero, ma poiché è in grado di introdurre chiunque lo voglia in questo mondo. Un mondo dove, come testimoniato nell’ultimo anno, la solitudine si è dimostrata essere la più grande paura nascosta dell’uomo. Ma che, affrontata nei grandi spazi, può diventare forza. Lo diceva anche il più grande esploratore italiano moderno, Walter Bonatti: «Alla solitudine, che è isolamento, io do un valore grandissimo, perché acutizza la sensibilità e amplifica le emozioni. La solitudine inoltre ci mette di fronte a una dimensione divenuta ormai rara, quasi sconosciuta all’uomo moderno. Infatti oggi più che mai l’uomo ha paura di affrontarsi nella solitudine, teme quasi di doversi riconoscere, di doversi riconquistare». Per capirlo, dice Bolognini, non serve andare sull’Himalaya o in capo al mondo, è «sufficiente recarsi, da soli, dietro al bosco di casa, anche a Busto Arsizio. L’importante è abbandonare le comodità che ci indeboliscono, sostituendole con le nostre innate capacità».
Bolognini oggi è master in tecniche di sopravvivenza, istruttore di sport estremi, prima guida esplorativa e fondatore della Geographical research association che segue da diversi anni progetti esplorativi internazionali in zone poco conosciute e remote del pianeta, come la foresta equatoriale congolese i ghiacciai andini e le esplorazioni nelle misteriose Piramidi di Visoko. Ma anche nel territorio italiano come col Placanica Cave Project, dove sono state riportate alla luce grotte turistiche e nuovi siti archeologici, infiniti cunicoli sotterranei di castelli e antichi, misteriosi ambienti ipogei, realizzando collaborazioni con televisioni e università straniere. Una passione che è diventata la sua vita: «Fin da bambino – racconta – amavo gli ambienti esterni e, crescendo, ho sviluppato il concetto di una natura non ostile, ma che permette di far star bene». Una consapevolezza che, ora, prova a trasmettere anche agli altri, attraverso il suo “metodo”: «Con Method – dice ancora l’avventuriero – accompagno bambini e adulti in questa riscoperta che riguarda la natura, ma soprattutto se stessi. Avventurarci nell’ignoto ci permette di scavare dentro di noi, affrontare le fragilità e le paure e riscoprire il talento innato che abbiamo: ossia il saper vivere nella natura senza alcun aiuto esterno, perché la natura stessa ci dà ciò di cui abbiamo bisogno». A chiedergli questo viaggio sono persone singole e coppie, che vogliono combattere insicurezze o risolvere in maniera alternativa un problema di relazione, oppure gruppi di amici: «Il metodo si divide in due fasi. Nella parte pratica – spiega ancora Bolognini - il mio accompagnamento permette l’inserimento delle persone nella natura incontaminata, apprendendo come i sistemi con cui si riesce a rimanere isolati, lontano dai comfort: accendendo un fuoco con le pietre, oppure preparando un rifugio per la notte. Poi si affronta il viaggio introspettivo, con momenti di meditazione, di ricerca del proprio potenziale, vivendo un’esperienza senza la paura del giudizio delle altre persone. Un esempio? Si possono affrontare delle camminate a piedi nudi nel bosco dove i ricci delle castagne, anche se calpestati, non provocano dolore».
Una voglia di avventura, libertà, natura e aria aperta che è cresciuta a seguito della pandemia dove, spesso, il nostro universo si è chiuso ai muri di casa, come in una prigione: «Sto ricevendo molte richieste, soprattutto per la primavera per diversi tipi di esperienza. A mio avviso – conclude Bolognini che, su questo concetto la pensa come Walter Bonatti – non c’è differenza fra l’avventura in verticale o in orizzontale. E, quindi, fra un’esplorazione nella foresta equatoriale o semplicemente in un bosco non lontano da casa o su un ghiacciaio. Certo, l’aria è diversa: umida in basso, rarefatta lassù. Ma, in realtà, il fascino della scoperta è lo stesso. E, soprattutto, ti fa star bene».
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