DAGLI USA
Tutti vogliono Clubhouse

Niente foto, niente storie e soprattutto niente video di balletti: per essere social, su Clubhouse, basta un vocale. È finalmente sbarcato in Italia il social network elitario che dallo scorso maggio ha stregato gli Americani. Si chiama Clubhouse , ma non sforzatevi a scaricarlo se non avete un dispositivo Ios, amici abbastanza influenti da farvi entrare nella community e soprattutto tanto, tantissimo tempo da dedicargli. Clubhouse è la nuova startup del momento, il nuovo fenomeno social, la nuova tendenza di cui tutti parlano. Sul sito ufficiale, Clubhouse viene descritto come «un nuovo prodotto social basato sulla voce che permette alle persone, ovunque si trovino, di chiacchierare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo». Come? Discutendo solo ed esclusivamente a voce all’interno di stanze che chiunque può aprire e la cui partecipazione varia da una manciata di persone a svariate migliaia. Una sorta di radio social che però non può essere ascoltata da chiunque. Quello che ha reso intrigante Clubhouse è proprio la sua aura di esclusività perché ha inizialmente invitato col contagocce alcune delle personalità più note del mondo del digitale e soprattutto dello spettacolo statunitense – tra i primissimi Oprah Winfrey, Drake, Kevin Hart, Chris Rock – alimentando un chiacchiericcio incessante e misterioso, in cui tanti parlavano di una app che ancora ben pochi avevano sperimentato. Oggi gli utenti attivi sono milioni e l’app, valutata 100 milioni di dollari già quando aveva soltanto 1500 utenti, adesso ha raggiunto un miliardo di dollari. Ma come funziona? Prima di tutto può essere scaricata solo da utenti Ios. Dopo l’accesso gli iscritti si trovano davanti a diverse “stanze” nelle quali si tengono le conversazioni. Sulla base degli interessi espressi da un utente e basandosi sui suoi contatti, l’algoritmo del social network seleziona le stanze più pertinenti, i cui argomenti possono spaziare dal cinema alla musica, dalla politica alla tecnologia. Accedendo alle stanze gli utenti possono seguire una conversazione o partecipare con un audio. Per proteggere la privacy degli utenti, le conversazioni non possono essere condivise, registrate o scaricate. Clubhouse sta già studiando un modo per consentire ai creator di monetizzare le conversazioni tramite un sistema di mance, di biglietti per accedere alle stanze o di abbonamenti ai canali personali. Come detto, inoltre, l’app è accessibile unicamente tramite un sistema ad inviti per evitare l’ingresso contemporaneo di tantissime persone che potrebbero mettere in difficoltà i server che verranno presto ampliati grazie anche ai 100 milioni di dollari di investimenti raccolti finora dalla Alpha Exploration, startup guidata da Rohan Seth e Paul Davison. In questo momento il social è ancora in fase beta, ma presto potrebbe essere disponibile anche per Adroid, almeno così si vocifera. Perché l’aura di esclusività intorno al social potrebbe essere delusa dal suo reale impiego, che richiede tempo per seguire ogni singolo evento. Le room, come vengono chiamate le stanze di dialogo, possono durare anche ore e, se molto frequentate, il rischio è di non riuscire nemmeno a prendere la parola. Nonostante questo, il risultato è che Clubhouse è già invaso da tutti i soliti nomi del panorama italiano dell’influencer marketing e della comunicazione. Con il risultato che la maggioranza della stanze sono a tema “growth hacking”, “monetizzazione”, “personal branding” e cose del genere. Un social d’elite, insomma, non adatto a chi ama Facebook, Instagram e Twitter, caratterizzati da rapidissimi intervalli. I ritmi sono molto più lenti e ricordano più l’approccio che si ha nei confronti di un podcast che quello che si ha nei confronti dei classici contenuti social.
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