VITA DI COPPIA
Impariamo a curare le emozioni

Salute fisica, ma anche psicologica durante l’emergenza legata al Coronavirus e la costrizione a casa. Un supporto per chi è solo, ma anche per affrontare ansie e tensioni che sfociano nelle attività quotidiane, nelle routine che cambiano e che, in uno scenario di stress, possono arrivare a minare anche relazioni stabili.
Un progetto di pronto soccorso emotivo con gli psicologi del territorio è stato messo a disposizione con il Comune di Verbania, mentre a Gallarate attraverso Auser e la collaborazione tra gli assessorati alla Cultura e ai Servizi Sociali contattando tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 il numero 320.6283145 gli anziani possono fare due chiacchiere e, grazie al contributo dello staff della libreria Biblos, parlare anche di letteratura.
Con l’aiuto della comunità pastorale Maria Regina della famiglia, dieci ragazzi under 30, i cui nomi e contatti sono in un volantino pubblicato sul web, si sono resi disponibili «a tenere compagnia al telefono a persone che si sentono sole» per tutta la durata del periodo di chiusura in casa è anche comunicata dal sindaco Giovanni Corbo per il Comune di Besnate, dove, grazie all’adesione volontaria di psicologhe, è disponibile anche un servizio di supporto psicologico telefonico e gratuito a sostegno della persona.
Il mercoledì e il giovedì dalle 17 alle 18 risponde al numero 342.0362251 la psicologa Roberta Lombardi, tutti i giorni dalle 14 alle 15 al 320.7448529 la psicologa Valentina Colombo e tutti i giorni dalle 9 alle 10 e dalle 17 alle 18.30 al 347.9830819 la counselor Paola Gallicchio.
Pronte ad affrontare anche le problematiche di coppia “ai tempi del Coronavirus”. Sì, perché spesso avere più tempo da passare insieme più che svelare aspetti romantici acuisce quello che non va. «La situazione è difficile per tutti – sottolinea Valentina Colombo – perché tutti abbiamo tante paure, ansie, motivi di stress. C’è la paura di perdere il lavoro, l’ansia su che cosa succederà dopo, oltre alla paura per la salute». Il tutto sommato a una situazione in cui lo stare insieme ventiquattro ore su ventiquattro implica che molte cose vanno gestite in maniera diversa.
«Va ricercato un nuovo equilibro di famiglia, di coppia – prosegue Colombo –che si ritrova a dover condividere spazi che prima non condivideva, quali spazi che prima erano lavorativi estremi alla casa mentre adesso magari entrambi lavorano in casa».
E condividere il tempo di lavoro, di relax e di svago è cosa a cui non siamo più abituati in questo modo. «Va creata una routine diversa – prosegue la psicologa -. Per esempio avere ciascuno il proprio spazio da cui lavorare senza essere distratti. Oltre ad avere un momento per coltivare hobby, passioni, svaghi personali oltre che di coppia». Spazi e tempi che devono essere delimitati anche per i bambini che giustamente si inseriscono nel cambiamento.
«Siamo in una situazione anomala che aumenta il contatto anche con la propria emotività – aggiunge Gallicchio -, ci obbliga di più a guardarci dentro, le nostre emozioni si manifestano di più, uscendo a volte in maniera positiva, altre più dirompente. Vanno legittimate, “incorniciando” i momenti di rabbia e tensione, “normalizzando” quanto sta accadendo nel senso di non fuggire dalle emozioni, ma di guardarle negli occhi, riconoscerle e farne qualcosa di diverso».
Riconoscendole e prendendocene cura. Mentre prima si poteva essere impegnati anche con “qualcos’altro” che toglieva spazio a questo confronto, ora questi «temi emozionali che stanno dietro le quinte – prosegue Gallicchio -, che non guardavamo, adesso, uscendo in scena, ci mettono di fronte a scegliere con che occhi guardarli».
L’invito è dunque a «confrontarci con quello che c’è nella nostra vita e farne qualcosa di nuovo. Impariamo a scoprirci diversi, a cambiare punto di vista, a metterci nel panni dell’altro chiedendoci come eravamo noi mentre per esempio ci veniva risposto in un determinato modo. Rendiamoci consapevoli di quanto sta accadendo per allenare l’empatia nei confronti dell’altro, decidendo insieme se provocare una spaccatura o se costruire una relazione della famiglia per crescere insieme, costruendo anche qualcosa di nuovo».
Perché, conclude Colombo, «in un momento in cui siamo costretti a stare chiusi l’uno accanto all’altro dovendo gestire preoccupazioni e ansie che sembrano schiacciarci, pare più facile versarle sul partner. La rabbia, l’ansia, la tristezza, l’ansia, la frustrazione sono inevitabili, le abbiamo tutti e nessuno è in grado di gestirle senza, a volte, sbagliare. Diventa importante rendersi conto che quello che stiamo addossando all’altro sono nostre paure spesso poi condivise: parlarne può aiutare, così come fare progetti insieme, trovare un sogno condiviso, un progetto anche non immediato, ma pensato e sognato insieme».
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