DALLA
Vi racconto chi era Lucio

Un Lucio Dalla “segreto” viene svelato grazie a Dice che era un bell’uomo… Il genio di Dalla e Pallottino (Edizioni Minerva), il nuovo libro di Massimo Iondini, arricchito dalla testimonianza di Paola Pallottino, una delle autrici di cui si è avvalso Dalla agli inizi della sua carriera.
Il libro tra l’altro esce in una ricorrenza importante, i cinquant’anni dalla pubblicazione di 4/3/1943, brano scritto proprio da Paola e Lucio. Nel volume si raccontano retroscena e aneddoti e si rivela l’esistenza di una versione inedita incisa dal cantautore bolognese del brano La ragazza e l’eremita, anch’essa frutto della collaborazione con Pallottino.
Il libro ha la prefazione scritta da Pupi Avati, l’introduzione a cura di Gianni Morandi e un’intervista esclusiva realizzata da Massimo Iondini a Umberto “Tobia” Righi, che per quasi 50 anni è stato manager, factotum e una sorta di padre putativo di Dalla.
Nel libro ci sono inoltre numerose testimonianze di chi l’ha conosciuto bene: Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron, Maurizio Vandelli, Maurizio De Angelis, Vince Tempera, Angelo Branduardi, Armando Franceschini e padre Bernardo Boschi.
Pallottino, nata a Roma nel 1939, già professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Macerata, ha svolto intensa attività di studio e divulgazione della storia dell’illustrazione. Nella sua carriera c’è anche la fondazione a Ferrara del MIL Museo dell’Illustrazione Centro Studi sull’immagine riprodotta, che ha diretto dal 1992 al 2005. Oltre a 4/3/1943, grazie alla collaborazione tra Pallottino e Dalla nacquero diversi altri brani tra cui Un uomo come me, Il gigante e la bambina e Anna Bellanna.
Quando e dove avviene il primo incontro con Lucio?
«Il primo incontro con Lucio è avvenuto a casa sua. Un amico di Roma mi aveva dato il suo indirizzo. Gli avevo portato una serie di poesiole che all’epoca chiamavo canzoni. Lui le ha lette e poi abbiamo cominciato a collaborare».
Qual è la prima impressione che le fece?
«Era molto buffo e molto peloso!»
Com’era Lucio caratterialmente nel privato?
«È difficile dirlo perché lui era molte cose. Poteva essere molto disponibile, ma nello stesso tempo era capace di tipiche crudeltà d’artista. Non era facile lavorare con lui. La cosa più interessante era la sua curiosità, la sua disponibilità, il fatto che comunque fosse sempre disponibile ad affrontare fino in fondo le cose. Lucio non ha mai detto di no. Ricordo la difficoltà che c’era nel musicare dei testi che avevano già una loro musicalità interna, ma non mi ha mai costretta a censure. Le censure sono arrivate molto dopo con Gesubambino e la Rai, ma Lucio ha sempre avuto un rispetto affettuoso dei testi e li ha sempre affrontati con un grande slancio. Ho un ottimo ricordo di questo tipo di rapporto».
Ci racconta un aneddoto divertente?
«Una volta avevo esposto alla fiera del libro una serie di miei lavori fra gli autori esordienti. Lo avevo invitato e lui molto carinamente venne: guardò tutto il materiale e disse “compro tutto!”. Questo mi sembrò molto carino e buffo perché, in realtà, non c’era niente da comprare! È un momento che ricordo con simpatia e affetto».
Ci svela come nasce la collaborazione ne “La ragazza e l’eremita”?
«In realtà non c’è nulla da svelare. La ragazza e l’eremita nasce come tutte le altre canzoni: aspettavo che lui la musicasse. Con Massimo Iondini, che è stato un ricercatore attentissimo, è venuta fuori una cassetta che avevo inciso mentre Lucio suonava il pianoforte e cantava. Per cui aveva musicato la canzone, però poi non ci fu un seguito e non se ne fece niente. Dal momento che questa era la nona canzone che avevo scritto per lui, speravo tanto che un giorno potesse diventare un disco tutto dedicato alle mie canzoni. Questo però non è non è mai successo».
Che cosa le manca di più di Lucio?
«Innanzitutto devo dire che Lucio mi manca sempre di più. Avverto la sua mancanza nel tempo più di quando ho appreso la notizia. La cosa che mi manca più di Lucio è Lucio».
© Riproduzione Riservata