L’IDENTIKIT
«Non riconosco l’autorità dei tribunali»
Delitto di Luino: chi è Ammanuel, anarchico già arrestato e condannato

Quattro mesi fa, processato a Varese per aver violato una misura di sorveglianza speciale, l’anarchico Ammanuel Francesco Rezzonico non si presentò in aula ma deposito, attraverso il suo difensore d’ufficio (l’avvocato Marco Natola), una dichiarazione scritta in cui, in sintesi, affermava di non riconoscere l’autorità del Tribunale. Il giudice Rossana Basile lo condannò poi a un anno di reclusione, pena più alta dei tre mesi chiesti dall’accusa.
E anche domenica sera, nell’interrogatorio in caserma con il pubblico ministero Carlo Enea Parodi, dopo l’omicidio del padre Boris, pare abbia voluto ribadire la propria contrarietà alle regole dello Stato, contestando la firma del verbale.
UN ANARCHICO IN PRIMA LINEA
Ma non è questo l’unico precedente del ragazzo di 24 anni (compiuti il 17 ottobre scorso), spesso finito nella rete delle forze dell’ordine proprio per la partecipazione a manifestazioni di gruppi anarchici. Tanto da venire arrestato a Torino, nel 2019, nell’ambito di un’inchiesta della Digos di Torino relativa alla guerriglia urbana scatenata nel capoluogo piemontese il 9 febbraio durante una contestazione organizzata alcuni giorni dopo lo sgombero del centro sociale Asilo Occupato e gli arresti per un'inchiesta sull'invio di pacchi bomba. Un migliaio di antagonisti - arrivati anche da Francia, Germania, Spagna e Croazia - sfilarono in corteo e, al termine, almeno in 500 si resero protagonisti di tafferugli o atti vandalici. Con lanci di pietre, bottiglie, aste di ferro, petardi, e poliziotti feriti. Senza dimenticare i danni alle automobili in sosta, alle vetrate di alcune banche e del comando della polizia municipale. Tra gli arrestati c’era, appunto, anche Rezzonico, all’epoca diciannovenne, che rimase asserragliato nel centro sociale Brancaleone di Milano per un’intera mattinata prima di consegnarsi agli agenti.
Nello stesso periodo Ammanuel finì nei guai anche per una manifestazione a La Spezia. Ed è in virtù di un provvedimento della Corte d’appello di Genova che il giovane svizzero è stato giudicato recentemente in piazza Cacciatori delle Alpi. I giudici liguri gli avevano infatti vietato di allontanarsi dalla provincia di Varese - fino a poco tempo prima era stato ai domiciliari a casa del nonno, anche lui avvocato come la mamma, nel Luinese - ma nel maggio del 2020 fu sorpreso in Svizzera, a Massagno, dalla polizia cantonale durante un controllo stradale. Fu quindi denunciato e infine processato.
PRESIDIO IN TRIBUNALE
I suoi stretti legami con il movimento anarchico sono dimostrati anche dal fatto che, prima a dicembre 2024, poi a febbraio 2025, in occasione delle udienze a Varese, le forze dell’ordine presidiarono palazzo di giustizia temendo qualche manifestazione in suo sostegno. Ma nessuno si presentò (anche perché nel primo caso sia l’imputato, sia alcuni suoi amici arrivarono in ritardo) e tutto si svolse regolarmente, senza disordini.
SCOMPARSO E RITROVATO QUATTRO VOLTE
Il suo nome e la sua fotografia sono stati più volte diffusi dalla polizia cantonale in seguito a suoi allontanamenti da casa, quando era ancora minorenne. L’ultimo episodio, il quarto, risale al 2017. E anche in quella occasione quel ragazzo con le treccine alla fine fu ritrovato e riaccompagnato a casa dai genitori adottivi che avevano lanciato l’allarme.
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