LE INDAGINI
Elia, la fuga immobile. E il cerchio si stringe
Ricerche dei carabinieri a Cadrezzate. E lui chiama Le Iene
Indizi, voci, ma soprattutto i controlli dei carabinieri lo scorso fine settimana concentrati a Cadrezzate. Si stringe il cerchio intorno a Elia Del Grande, l’uomo in fuga da una decina di giorni dalla Casa Lavoro di Castelfranco Emilia.
Un allontanamento e non un’evasione che continua a suscitare l’interesse nazionale, nonostante l’uomo che da giovane uccise a colpi di fucile calibro 12 padre, madre e fratello oggi rischi al massimo un allungamento della sanzione amministrativa della permanenza in un luogo deputato a ospitare persone socialmente pericolose ma sulla via del recupero.
«VIOLENZA SULLA COMPAGNA»
«Ha picchiato la sua fidanzata, che ora avrebbe due costole rotte».
La smentita ufficiale arriva dagli investigatori: falso. Nessuna violenza privata. La sua compagna è la donna che lo ha favorito nella breve fuga sui tetti del 23 settembre scorso? «No comment».
Intanto, ieri, martedì 11 novembre, una troupe televisiva nazionale ha raggiunto l’abitazione dei genitori di quella che sarebbe proprio la compagna di Elia. È stata avvistata dalle parti di Travedona ma è rimbalzata contro un muro di silenzio e un avvertimento: «Via di qui o quereliamo».
LE RICERCHE DEL WEEKEND
Abitazioni e attività commerciali hanno ricevuto la visita di uomini dell’Arma. La conferma viene dal sindaco, Cristian Robustellini. In un paese di 2700 anime certi movimenti non passano inosservati. E se è vero che possono dare la stura all’immaginario collettivo, è anche certo che l’immaginario, per definizione, ha poco a che vedere con la realtà.
I fatti dicono però che, se gli investigatori si sono concentrati su Cadrezzate e zone limitrofe, è perché qualcosa sanno. E soprattutto stanno seguendo una pista definita più che le suggestioni della gente.
DENUNCE SOSPETTE
Che dalla scorsa estate Elia abbia manifestato la propria «inquietudine» con qualche colpo di testa è accertato da un paio di denunce contro ignoti - perché è tutto da stabilire che sia lui il responsabile - per il danneggiamento, la scorsa estate, di un pontile a lago e per il furto di una piccola imbarcazione, poi rivenduta a terzi e ritrovata dal legittimo proprietario. In questo caso, nessuna denuncia e caso archiviato prim’ancora di meritare attenzioni investigative.
LA FIRMA MANCATA
Insomma, si spiegherebbe così l’aggiornamento del fascicolo a carico di Del Grande che ha portato i carabinieri della Compagnia di Gallarate, lo scorso 23 settembre, a presentarsi alla sua abitazione, sopra quello che era il forno di famiglia, per adempiere a un provvedimento del giudice di sorveglianza di Modena. Ovvero l’ordine di condurre Elia a Castelfranco Emilia, dove avrebbe dovuto sottoporsi a un percorso di riabilitazione sociale «definitivo». La motivazione? Le sue intemperanze, unite alla dimenticanza di una firma nella serie delle tante che era stato chiamato ad apporre nel registro dei sorvegliati negli ultimi due anni trascorsi a Cadrezzate. Quanto è bastato per convincere Elia dell’ingiustizia dell’attuale sistema giudiziario italiano, al punto di scrivere un post sulla sua (presunta) pagina Facebook, a telefonare alle Iene lo scorso 6 novembre per farsi intervistare. E a tornarsene a casa. Forse proprio a Cadrezzate.
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