INCUBO FURTI
Agosto coi ladri. In casa e chiesa
A Varese preso di mira il rione di Bobbiate. A Busto la banda che privilegiava i luoghi di culto
Uscire a pranzo nel giorno di Ferragosto e tornare trovando la casa svaligiata. L’incubo di tutti i vacanzieri, quello di partire e di lasciare strada spianta ai ladri, ma in questo caso è bastato allontanarsi per tre ore per il pranzo del 15 agosto fuori casa. È quanto avvenuto giovedì a Bobbiate, in una palazzina nel centro del rione, poco lontano dalla chiesa.
Una famiglia che risiede al primo piano era uscita per trascorrere qualche ora in compagnia. Al ritorno, l’amara scoperta. Primo indizio che qualcosa non andasse bene, il fatto che fosse impossibile aprire la porta. Mamma e figlia si sono dunque rivolti ai vicini di casa che, passando dal balcone, sono riusciti a sbloccare l’entrata.
SI CHIUDONO DENTRO
Che cosa è successo? I ladri, nel timore che i residenti tornassero e li trovassero nell’appartamento ma soprattutto per agire indisturbati, hanno deciso di entrare passando da una finestra lasciata aperta per consentire al cane di uscire sul terrazzo.
I malviventi hanno quindi bloccato la porta d’ingresso inserendo il lucchetto a scorrimento. Così gli inquilini, al rientro, hanno provato e riprovato ad entrare nella loro abitazione ma poi sono stati obbligati a desistere, fino a quando, ormai molto insospettiti, hanno chiesto aiuto ai vicini di casa. Non appena sono riusciti ad entrare, l’amara scoperta.
I ladri si sono in pratica chiusi in casa temendo un arrivo improvviso dei residenti. Per entrare può darsi abbiamo agevolato la salita passando da una tettoia confinante. L’abitazione è al primo piano. Una volta violato l’appartamento si sono diretti verso le borse dove erano contenuti soldi - pare una ingente somma in contanti - e un iPod e poi hanno rovistato in casa e portato via alcuni gioielli.
RIONE PRESO DI MIRA
Il raid è l’ennesimo che viene compiuto a Bobbiate, in questo caso in centro in una palazzina che dà su una delle strade principali. È però avvenuto nella pausa pranzo di Ferragosto e dunque non è impossibile che nessuno abbia notato movimenti strani o visto addirittura i ladri andare o venire dal balcone. All’inizio del mese, in via Fratelli Rosselli, una laterale di via Daverio, uno residente ha rilevato strani movimenti in strada e ha visto due persone con le maschierine “stile Covid” che si aggiravano con fare sospetto.
L’abitante ha quindi chiesto di chi si trattasse: «Siamo i ladri», la risposta e la fuga subito dopo.
Nessuno dei vicini sembra aver subito furti o effrazioni in casa, ma il caso è emblematico sia dei timori sia dei controlli - anche tra residenti grazie al gruppo di controlli di vicinato - in seguito alla lunga ondata di effrazioni avvenuta di recente. Al punto che lo scorso maggio, gli abitanti di una delle vie particolarmente prese di mira, via Novelli, hanno scritto una lettera alla Prealpina descrivendo come le loro abitudini di vita siano cambiate e come abbiano dovuto diventare loro malgrado un po’ detective.
«ALLERTA COSTANTE»
«Purtroppo la situazione non è migliorata abbiamo in media un furto o tentativo di furto a settimana nel nostro quartiere - dice Laura Ponzin, responsabile del gruppo di controllo di vicinato -. L’invito è, oltre a denunciare sempre alle forze dell’ordine e a farci avere la segnalazione in modo che con i nostri social possiamo mettere in guardia i cittadini, anche a dotarsi di antifurti, telecamere e luci di controllo che hanno anche una funzione deterrente, oltre che di agevolare le indagini in caso di riprese video.
E A BUSTO ARSIZIO...
Rubava in casa ma anche nelle chiese la banda individuata dai carabinieri che andrà davanti al giudice: cinque rom - tra i venti e i quarant’anni, tutti parenti tra loro - che tra novembre e dicembre hanno messo a segno furti un po’ ovunque in Lombardia. Quattro però sono quelli accertati grazie all’installazione del gps sotto la macchina con targa svizzera su cui erano stati avvistati più volte. Solo con il dispositivo di localizzazione è stato possibile collocarli nei luoghi depredati perché sapevano muoversi bene e prenderli in flagranza sarebbe stato impossibile.
In qualche occasione una mano gliela davanti anche due ragazze minorenni su cui però non c’erano sufficienti elementi. Oltre ai quattro episodi contenuti nell’avviso di chiusura delle indagini ce ne sarebbero altri, alcuni falliti e altri andati a segno, ma non c’è sufficiente materiale probatorio, quindi il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra ha proceduto solo per quelli ritenuti inattaccabili dalle difese. L’avvocato Gianluca Fontana valuterà la strategia processuale più idonea.
L’ARRAMPICATA
Il primo dicembre i carabinieri avevano assistito a un tentativo di intrusione in appartamento di via Principessa Mafalda piuttosto acrobatico: uno degli indagati, accompagnato dalle sorelle non ancora maggiorenni e dalla madre, si arrampicò lungo il tubo del gas di una palazzina salendo fino al primo piano. Stava per forzare la finestra, ma in quel momento passò un uomo e temendo di essere scoperti i rom fuggirono. Dopo un pomeriggio di sopralluoghi in altre città, si fermarono a Cardano al Campo e fecero irruzione in un alloggio di via Gramsci: i proprietari al rientro trovarono un disastro ma per fortuna gli zingari erano riusciti a portarsi via solo creme e profumi.
PRATICANTI DEL CULTO
La loro specialità però erano gli edifici sacri. Il 7 dicembre il gps documentò appostamenti davanti alla chiesa di Inveruno, a quella di Ossona, a quella di Casorezzo. Intorno alle 20 la Renault si spinse a Nerviano: nella chiesa di San Francesco, frazione di Garbatola, quattro dei rom individuati cercarono di forzare la porta della sacrestia e un altro ingresso della parrocchia. Non riuscirono però a penetrare, quindi provarono in un altro locale della curia danneggiando una finestra ma non trovarono nulla da rubare.
Nei giorni precedenti la famiglia rom era riuscita a razziare l’abitazione del parroco di una chiesa di Crema: bottino 3mila euro, ossia l’ammontare delle offerte lasciate dai fedeli. E poi un altro raid a Erba, sempre nell’alloggio di pertinenza di una parrocchia, quella della frazione di Arcellasco: divelta l’inferriata sul retro, i rom rovistarono in tutti i locali senza però reperire qualcosa di appetibile. Per questi episodi la procura di Busto ha trasmesso gli atti alle sedi giudiziarie competenti per territorio, Cremona e Como.
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