LYNCH
Il visionario David e la sua creatura

Settantacinque anni lui. Trenta che la serie tv da lui ideata e che è diventata una vera e propria icona è arrivata sugli schermi italiani. Doppio compleanno nel 2021 per un regista e un telefilm che rappresentano innovazione e capacità di stupire. Tre decenni fa come ancora oggi. Lui è David Lynch, regista, attore, produttore cinematografico, ma anche musicista e pittore. La serie è quella dei famosi segreti di Twin Peaks che per mesi prima di approdare in tv ha scatenato l’attenzione mediatica in anticipazioni che chiedevano insistentemente chi avesse ucciso Laura Palmer. La bella, popolare figlia di un avvocato, da tutti ritenuta gran brava ragazza, trovata morta avvolta nella plastica in una tranquilla località montana. Twin Peaks, appunto. «Questa serie tv – sottolinea Manuel Figliolini, direttore, ideatore e fondatore del blog La Bottega del Giallo e organizzatore di rinomati festival nel settore noir – ha cambiato tutto quello che c’era in tv fino a quel momento, ponendosi in un certo senso tra ciò che era rappresentato da Colombo e Derrick e le soap opera. Perché in Twin Peaks c’era investigazione, ma anche intrighi, “mischiava” i prodotti dell’epoca proiettandosi verso il futuro. Anche per quanto riguarda il marketing».
Vedi, appunto, quella sorta di “tormentone” con l’ossessiva domanda su chi avesse ucciso la ragazza che ha martellato il pubblico per molto tempo prima del gennaio 1991 quando fu trasmessa la prima puntata, che negli Stati Uniti era già andata in onda l’anno precedente.
«L’innovazione portata da Twin Peaks – prosegue Figliolini – è stato anche questo riunire le richieste del pubblico che chiedeva l’investigazione, ma anche l’amore, il romanticismo, e che alla serie si è affezionato. Per chi poi ai tempi era come me adolescente, è stato anche il telefilm che in qualche modo ci ha portati nell’età adulta. La figlia di Lynch, Jennifer, scrisse anche il romanzo «Il diario segreto di Laura Palmer», che in Italia inizialmente uscì in un breve estratto a TV Sorrisi e Canzoni e poi fu pubblicato da Mondadori, che aveva anche una potenza fortissima a livello sessuale, oltre al mistero attorno a cui ruotava l’intera storia. E tutto questo dava una nuova proiezione del thriller».
Nella serie tv emerge anche l’aspetto visionario del regista, la sua capacità di “vedere oltre”. Inoltre Mark Frost, che con Lynch seguì ideazione e sceneggiatura, raccontò spesso che la storia di una ragazza annegata a inizio Novecento, che allo stesso Frost veniva narrata da sua nonna, lo avesse piuttosto colpito e ossessionato da bambino, al punto da diventare in qualche modo molla dalla quale era partita l’idea della serie. «Tutto, in Twin Peaks, aveva qualcosa di geniale – sottolinea ancora Figliolini -. Pensiamo anche alla musica di Angelo Badalamenti, che è subito entrata nel ritmo anche degli adolescenti. O a una storia che mette di fronte al fatto che una famiglia che sembra normale, perbene, alla fine vive invece una grande copertura. La stessa Laura ha una doppia vita, inimmaginabile, e Audrey è la trasposizione della Dark Lady, arrivando a rappresentare, almeno agli occhi superficiali della società, una ragazza che è agli antipodi di Laura: ci sono tutti i punti necessari per creare qualcosa di sconvolgente. Lynch in questo si è confermato, trent’anni fa, capace di trovare tematiche universali ed eterne e ha toccato aspetti della vita giovanile che facevano uscire dall’apparenza. Anche le scene che toccavano il paranormale mettevano lo spettatore davanti al chiedersi se fossero rappresentazioni della mente dei protagonisti o pezzi di realtà».
E nel 2017 la serie è stata anche proiettata al Museum of Modern Art di New York, mentre al momento della sua apparizione Time ha dedicato a Lynch la copertina proprio per il grande successo ottenuto.
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